martedì 30 ottobre 2007

Il mio caro, caro Micky

immagino che qualcuno di voi domenica abbia visto che tempo che fa. sì, la trasmissione di fazio. io no. purtroppo. perché uno degli ospiti avrei proprio voluto starlo ad ascoltare. ma si può rimediare. io ancora non l'ho fatto. appena potrò, però, mi papperò l' intervista a micheal stipe, tratta direttamente dal sito del programma.

statemi bene.

sabato 27 ottobre 2007

epocale

la novità del norman.
che apre alle dieci e mezzo.
e chiude alle tre e mezzo.
perché dalle due in poi in discoteca non si possono più vendere alcolici, per legge.
e quindi, bisogna organizzarsi.
la fine di un'epoca, dice la patti.
più o meno.
in ogni caso, di buono c'è che in prima serata il norman si riempirà di concerti, spettacoli teatrali, installazioni, mostre e roba del genere.
e che prima di mezzanotte l'ingresso costerà 5 euro drink incluso.

e poi, ovunque voi siate, chiunque voi siate, leggete la strada di cormac mccarthy. il miglior romanzo che potreste aver letto negli ultimi tre anni almeno.

a buon rendere.

martedì 23 ottobre 2007

anarché?



arrestano cinque anarco-insurrezionalisti a perugia.

c'è di mezzo il pampa?

c'è di mezzo il meuri?

c'è di mezzo vinti?

c'è di mezzo la patrizi?

chi c'è di mezzo?

per favore, ditemelo.

ora si lavora. questi giorni, in un modo o nell'altro, si lavora parecchio.

meglio così.

state bene, eversivi

mercoledì 17 ottobre 2007

mal d'africa

molti lo sanno già. la povera briakella, a coronamento di un viaggio nato male (aereo perso e rimedio in extremis), è stata rapinata da una banda di tizi armati di bastoni e machete irrotti nel cuore della notte all'interno del posto in cui stava dormendo con i suoi compagni. minuti di terrore puro, ovviamente. la mia giornata, per il resto briosa, ne è per forza di cose sconvolta. adesso speriamo che la lascino tornare indietro nonostante le beghe col passaporto del suo amico. avremo di che abbracciarla.
ci auguriamo tutti che i turcomanni lascino in pace trippa e stern.
minchia.
stay to me well

venerdì 12 ottobre 2007

in arcobaleni


da l'altroieri il nuovo album dei radiohead è on-line. per il momento non c'è alternativa: si può ascoltare solo comprando il diritto a scaricarlo dal sito costruito apposta un paio di settimane fa. si chiama in rainbows, e chi l'ha sentito ne dice un gran bene. a me toccherà stasera, di ritorno da roma. vi farò sapere.

invece qui troverete il nuovo singolo dei subsonica. il disco uscirà - in forma canonica - a novembre. il 30 dello stesso mese la band torinese a cui tanto sono legati i ricordi di remoti mercoledì notte universitari al st. andrew's terrà un concerto al palalottomatica, a roma. sarà il caso di farci una capatina.


infine, oggi esce il primo cd/dvd dal vivo dei rem. dublino, 2005. fu un ottimo tour, l'ultimo. per fermare l'appetito in attesa del prossimo album, che arriverà tra qualche mese.

ora vedo che piove. parecchio.


sopravviveremo anche a questo.

giovedì 11 ottobre 2007

the picture of socialists

Ton****, dice Trippa, fa una vita insostenibile. Lavora anche dieci ore al giorno, artorna, cena e poi se mette a guardà la televisione o esce.
E dicendolo appare seriamente sconvolto. Io lo fisso perplesso. Questo grande grosso amico pieno di peluria fulva e la sua stramba idea di come dovrebbe rapportarsi l'uomo col lavoro, e più in genere con la vita intera. Non ha senso, mi spiega, ammazzarsi di lavoro. Meglio puntare sulla qualità che sulla quantità. Il che, detto da lui, fa effettivamente un certo effetto. Ma al di là delle facili ironie sul corpo di Trippa, a cui d'altronde non si potrebbe che voler un gran bene, è il Trippa-pensiero che fa riflettere. Forse influenzato da queste ciarle da autobus mattutino, forse dall'anniversario della morte del Furibondo Serna, ieri mi sono svegliato con un'incontenibile slancio anticapitalista. Per qualche istante, nel momento del trapasso dal dormiveglia alla prima torbida veglia, ho avuto la netta percezione di aver colto il nocciolo della questione. Il senso delle cose, quasi. Certo che sarebbe il caso di lavorare meno e guadagnare di più, in modo da poter passare il resto della giornata leggendo, andando a teatro o al cinema, o ascoltando musica, o a girar per musei, o incontrando persone, amici o nemici che siano, o giocando a pallone, o facendo qualsiasi cosa che possa arricchire il nostro essere uomini del ventunesimo secolo. Certo. E, qui sta il punto, certo che sarebbe possibile, se solo riuscissimo a metterci d'accordo in modo da dividere tra tutti quello che pochi signori si spartiscono lasciando invece agli altri nient'altro che briciole e fatica. Abituati come siamo a quel che c'è toccato, tendiamo a non renderci conto che lo status quo non è né scontato né naturale. Anzi, a ben vedere appare piuttosto irragionevole. Ho scoperto, ieri mattina, che ci vorrebbe il socialismo. Ma lasciate perdere il marxismo, mettete da parte Markuse, non date troppa retta a Gramsci. Io - e ieri me lo sono semplicemente ricordato - sto con Wilde, il mio caro Oscar, il miglior socialista che abbia mai conosciuto. Leggetevi piuttosto il suo "L'anima dell'uomo sotto il socialismo", e ci capiremo benissimo. Il socialismo come presupposto dell'apoteosi individualistica, dio mio, certo, è così, come potevo averlo trascurato. E allora oggi stesso andiamoci a prendere ciò che ci spetta.
Fiori in spalla, compagni, amici, seguitemi verso la luna.

martedì 9 ottobre 2007

de tu querida presencia

avevo tredici anni, e camminando tra le bancarelle dell'attesissima fiera del 3 luglio, ammassate lungo le strade di ponte valleceppi, decisi di investire il mio modico budget in una maglietta bianca con su stampata, in nero, la faccia di un tizio barbuto, capellone e dallo sguardo profondo e vagamente incazzato. non sapevo esattamente chi fosse. quel che sapevo era che doveva avere a che fare con quello che negli anni successivi ero sicuramente destinato a pensare e per certi versi a essere. qualche tempo dopo, facevo il secondo liceo (scientifico, capiamoci), rifiutai più volte di scambiare quella maglietta con un'altra, recante la stessa effigie, ma colorata. a propormi il baratto era stato uno dei leader del movimento trasversale sinistrorso-zeccofilo del galilei, che poi sarebbe diventato mio ottimo amico. disse che di magliette del genere, bianche e nere, se ne trovavano pochissime. e allora me la tengo io, pensai. durò parecchio, quella t-shirt, almeno per tutti gli anni del liceo. poi dovetti arrendermi alle decine di buchi che la stavano trasformando in una specie di paesaggio lunare su stoffa. non m'arresi a separarmene per sempre, però, e l'appesi, come un trofeo di guerra, alla parete su cui s'appoggiava la testa del mio letto, non lontano da un enorme adesivo nerazzurro rappresentante il retro della maglia di paul ince. pietre miliari in rassegna, insomma. oggi, che mia sorella compie quarantadue anni, cadono i quaranta dalla morte di quel tizio barbuto, capellone e dallo sguardo profondo e vagamente incazzato. poca retorica, mi (a me stesso) raccomando. e nessuna analisi. però - e come potrebbe essere altrimenti? -, hasta siempre comandante.

mercoledì 3 ottobre 2007

noci

non pensavo fosse passato tanto tempo dall'ultimo post. complici forse i due soli commenti in calce. vergogna! e onore e merito alla patrizia.
detto questo, la mia scorpacciata romana sta per concludersi. dopodomani, dopo quasi due settimane, tornerò a perugia. giusto in tempo per salutare briakella che va in malawi, a trovare la cecilia. nel frattempo in queste ore dovrebbe atterrare (faticosamente, immagino, ma meno di quanto deve essergli costato il decollo) l'aereo deputato a riportare a casa trippa, dall'ucraina dei lucarelli e delle badanti. nel mondo stanno succedendo alcune cose interessanti, su cui però preferisco sorvolare, al meno per il momento (i radiohead, per esempio... ma se volete date un'occhiata al link qui a fianco).
ieri focaia m'ha raccontato la sua delusione per essersi reso conto di non possedere uno schiaccianoci dopo aver comprato - indovinate un po' - delle noci. comprensibile. poi m'ha chiesto del chino. si vede che me vole bene.
altro? direi di no. anzi, solo una cosa. mi dispiace per gli orsacchioni. molto. un po' meno, onestamente, per le capre ripiene al veleno.
adeu