venerdì 6 febbraio 2009

montesquieu

un paio di cose le so, sul diritto. in un'epoca lontana, svogliatamente, studiavo libri che raccontavano la storia del progresso della società moderna, dei lumi del setteceto e della meravigliosa epopea degli stati liberali. degli stati di diritto. un paio di cose le so, adesso, a distanza di dieci anni me le ricordo ancora. le fondamenta dello stato di diritto vengono dritte dall'età dei lumi, sapete, monsieur montesquieue, la faccenda della separazione dei poteri.
il legislativo, l'esecutivo e il giudiziario. indipendenti l'uno dall'altro. niente ingerenze, o torniamo indietro nella storia, fenomeno pericolosissimo, non si sa mai che uno tornando indietro nel tempo perda i pezzi, mani, occhi, cervella, tutto. attenzione, quindi. separazione dei poteri!, gridavano i professori. poteri indipendenti!, urlavano.

certo, berlusconi a quel punto era durato al governo meno di un anno. ora, più o meno, a palazzo chigi s'è fatto un settennato. e la trasformazione della separazione dei poteri in conflitto continuo tra i poteri è un dato di fatto assodato ormai da tempo. però, nonostante le tante leggi ad personam, le porcate, in parlamento e al governo, fin qui non si era mai arrivati.
sapere come funziona la giustizia, in italia? la storia dei tre gradi di giudizio? la corte di cassazione come ultimo passo?

ecco, ora berlusconi emana un decreto legge ad personam (e quindi fuorilegge, per quanto gli italiani abituati a quelle ad cavalierem non se ne rendano nemmeno più conto, la fattispecie generale è costruita ad hoc sul caso eluana) che sbugiarda una sentenza passata in giudicato. ragazzi, questo è un golpe, anche formalmente. non si fa, è fuori dalla legge, fuori dalla costituzione. fuori dal concetto stesso di stato di diritto. la separazione dei poteri? la separazione dei poteri un corno? al di là del merito, su cui pure tanto ci sarebbe da discutere.
ci resta napolitano, adesso. pare che non firmerà. spero che non firmerà.

è che i lumi si stanno spegnendo. tutti, mi sa.

stateben

martedì 3 febbraio 2009

dozzini il pragmatico

che stanchezza, questo blog.
eppure ce ne sarebbero, di cose da dire.

roma, per esempio, è andata. passata. esaurita. lo sanno tutti, non è un annuncio, ma certo che due parole dovrei spendercele. invece niente. sarà questo pragmatismo che m'ha preso, questa voglia di badare al sodo, pochi fronzoli e pochi sentimenti a buon mercato.
roma, mi viene da pensare, si farà mancare tra un po'. per adesso c'è questo gran benessere di stare a casa mia, di dormire su un vero letto e di mangiare veri cibi, questa soddisfazione di non scontrarsi con i gomiti e le schiene e le teste di sconosciuti che pensano di aver più diritto a star comodi nell'autobus di te, questa divertente necessità di gestire il proprio tempo ma senza l'assillo dei bisogni elementari da soddisfare. boh, ora sto bene.

e in questa mia prima settimana perugina, senza la chiara che lavora in montagna, senza trippa che gironzola per valencia (!), senza il meuri che congela a milano, ma con bozzi e la patrizia e chissà chi altri ancora, in questa mia prima settimana perugina, insomma, dubito che il giallo del mio quartiere capitolino mi mancherà.

ok.
state bene.

e ascoltate i franz ferdinand, gli ultimi franz ferdinand.

g