mercoledì 29 dicembre 2010

Intervista a Vinicio Capossela

L'intervista a Vinicio Capossela uscita sul Corriere dell'Umbria di oggi, mercoledì 29 dicembre.


Sergio Piazzoli è un uomo indaffarato. E meno male. Non solo perché se non ci fosse lui con la sua Musical Box ad organizzare concerti per tutto l’anno su e giù per l’Umbria noi certa musica dal vivo non sapremmo nemmeno come è fatta. Pare che se Piazzoli non fosse un uomo indaffarato, per esempio, stasera non potremmo sentire un concerto di Vinicio Capossela al Teatro Morlacchi. “L’ho invitato venire a una delle date che faccio sempre sotto Natale, ma lui non poteva. E allora, mi sono detto, vado io a Perugia”, spiega Vinicio.

Forse scherza, forse no. Lui e Piazzoli sono amici da anni. Pochi in meno dei venti esatti trascorsi dall’uscita del primo disco di Capossela, All’una e trentacinque circa. “Sergio è stato uno dei primi promoter a organizzare i miei concerti. Il primo in assoluto fu all’After Bomb di Terni, poi ce ne fu uno alla Sala dei Notari, a Perugia. Da quel momento è nato un rapporto di amicizia, e soprattutto una sorta di complicità nei confronti della musica. Che si basa non tanto sui miei concerti organizzati da lui, quanto su quelli che andiamo a vedere insieme. Per Umbria Jazz, per Rockin’ Umbria, quando capita. E poi m’ha ospitato diverse volte nella sua casa di Perugia, ho avuto modo di conoscere gente e luoghi a cui ormai sono molto legato”.

Però era da tanto che non passavi a suonare da queste parti.

“Già. L’ultima volta è stata nel 2003, c’era ancora il Turreno. Stavolta, poi, l’occasione era imperdibile. Il Morlacchi è splendido. Ricordo che ne fui fulminato quando ci sentii Joao Gilberto, nel ’96. Diciamo che quello di stasera è il coronamento perfetto del mio rapporto con Sergio e con la città. Non a caso il concerto si baserà principalmente sul repertorio dei primi dischi, e anche la formazione è d’annata. Ci saranno Enrico Lazzarini, Mirco Mariani, Giancarlo Bianchetti, Piero Odorici e un grande ospite speciale come Jimmy Villotti, che aveva suonato proprio nel mio primo disco”.

Voltiamo pagina. I tuoi prossimi concerti, dopo Perugia, saranno a Parigi, per San Valentino, e a Londra, il giorno dopo. D’altronde ormai il tuo spessore internazionale è riconosciuto. Cosa cambia, per te, quando suoni all’estero?

“Beh, suonare fuori è sempre un’avventura. Per certi versi sei più libero di rinnovare la tua musica, però c’è la barriera della lingua, non roba da poco. Per questo cerco sempre di impararmi due o tre formule nella lingua del posto per dare al pubblico delle chiavi di lettura. A New York, per esempio, abbiamo suonato la prima volta nel 2007, in un posto che si chiama Joe’s Pub. Fu un vero e proprio spettacolo, non solo musica ma anche tanto entertainment. Quest’anno, invece, abbiamo fatto un tour intero, affittando un tour bus e toccando New York, Toronto, Montreal, Chicago, San Francisco e Losa Angeles. È molto affascinante, anche se non è semplice portarlo avanti nel tempo”.

Dall’America a casa nostra. Lo scorso novembre hai fatto un’apparizione a sorpresa al Mei (il Meeting delle Etichette Indipendenti) di Faenza. Credi che rispetto a vent’anni fa per un giovane emergere sia più complicato o più semplice?

“Al Mei ho cantato tre canzoni al concerto del mio vecchio amico Mirco Mariani. Qualche tempo fa m’aveva proposto di partecipare al suo nuovo progetto, che si chiama Saluti da Saturno. Hanno realizzato questo disco che si intitola Parlare con Anna, dove io canto tre brani. Gli stessi che ho cantato al Mei, per l’appunto. Quanto a chi comincia a suonare oggi, credo che possa sfruttare le grandi opportunità della tecnologia. Produrre musica di buon livello è molto più semplice ed economico di una volta. Allo stesso tempo, le grandi produzioni industriali hanno gli stessi costi elevati di prima, a dispetto del clamoroso calo delle vendite. È una situazione difficile, e difficilissimo è trovare delle soluzioni”.

Ma c’è qualcosa che ti piace, nella scena indipendente italiana?

“Certo. Per esempio Edda, l’ex cantante dei Ritmo Tribale, l’anno scorso ha fatto un bellissimo disco, Semper Biot: m’ha veramente colpito. Poi c’è tutta la nuova leva cantautorale, tipo Brondi o Dente. Ma io sono molto legato ai vecchi. Prendi lo stesso Villotti. O ancora i tanti musicisti con cui collaboro: Alessandro ‘Asso’ Stefana e i suoi Guano Padano, Vincenzo ‘Braccio Elettrico’ Vasi, Zeno De Rossi. E infine mi piacerebbe citare un gruppo di Barcellona. Si chiamano Cabo San Roque. Fanno musica meccanica, costruiscono degli strumenti eccezionali. Qualche tempo fa mi hanno chiesto di cantare un pezzo nel loro disco, una poesia di Verdaguer in catalano, si intitola L’Atlàntida. Così io gli ho chiesto di suonare la loro fantastica orchestra meccanica nel mio nuovo album, che ho appena finito di registrare e uscirà a marzo. In tempi di crisi il baratto tra musicisti va molto di moda”.

1 commento:

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