sabato 20 dicembre 2008

starai meglio. presto.

tedeschi che cantano in inglese, sarebbe meglio di no.
ma se il panorama musicale è quel che è, e per una volta fai finta che myspace e il p2p e internet tutto non esistano e decidi di fidarti incondizionatamente di un consiglio del tuo venditore di dischi di sempre, se così stanno le cose, insomma, allora puoi anche decidere di ignorare le carte di identità e ascoltare e nient'altro.
get well soon.
perché no?

giovedì 11 dicembre 2008

queto è

Franziska si fermò, chinò il busto in avanti, allungò il braccio e gridò: "Queto è, queto è?".
Era davvero bellissimo, un grosso pezzo di buccia d'arancia perfettamente integro che qualcuno aveva gettato oltre il nostro steccato. "Una buccia d'arancia", dissi. "Cosa?" chiese lei. "Una buccia d'arancia", ripetei. "Cosa?" - "Una buccia d'arancia", esclamai. "Queto è?" Una buccia d'arancia e ancora, una buccia d'arancia. E all'improvviso capii: una buccia d'arancia! Franziska mi comprese all'istante. Aveva notato dal mio tono o da non so cos'altro che finalmente le avevo dato la spiegazione esatta. Entrambi osservavamo la buccia d'arancia e con essa il miracolo che la buccia d'arancia ci fosse, e che ci fossimo noi e tutti e tutto, il grande miracolo insomma. Non c'è altro da dire, non chiedetemi spiegazioni. Coglievamo il miracolo di esserci. Punto. Devo dire che ci vidi nel grembo dell'universo? Ma non vidi solo noi, bensì tutti e tutto. E ogni singola cosa e creatura, ma non come quando si abbraccia qualcosa con lo sguardo, bensì come se ogni singola cosa e creatura fosse vicina. Avevamo abbandonato tutto ciò che è spaventoso e tutto ciò che è umano e tutto ciò che è brutto e tutto ciò che è bello. Non ne ero separato, non c'era niente in mezzo, tra me, noi e tutto.

Ingo Schulze - Bolero Berlinese

mercoledì 3 dicembre 2008

+49

l'ufficio stampa è sbrigativo, sarà perché la sua è una grande casa editrice e il mio un piccolo giornale. con una mail da 30 battute mi dà il numero di cellulare dello scrittore, tedeschi l'uno e l'altro, e nemmeno non dico un appuntamento telefonico ma, che so, un'indicazione di massima, tipo chiamalo di mattina, o dopo le 5, o non giovedì. niente. poi dei due libri che gli avevo chiesto di inviarmi, uno è sbagliato, ce l'ho già e non mi rimarrà che regalarlo al mio amico che di quel libro, a mio parere, è più bisognoso. e l'intervista? l'intervista la farò. esosamente, e forse improvvisamente. o annunciandola prima con un sms (insomma, siamo nel 2008, non biasimatemi). ne avrete notizia, quando sarà passata in giudicato.

e la caffettiera smette di fare il suo mestiere, spingendomi a ricorrere ad antichi rimedi suggeriti dalla mia collega napoletana.

mentre il cielo arrembante romano degli ultimi giorni batte in ritirata e lascia spazio al blu che gli sta dietro, e il sole benedice dicembre e il suo freddo.

state bene.

venerdì 28 novembre 2008

barba e capelli

fucili e granate e cieco furore negli occhi. mumbai - bombay - è scesa all'inferno. l'india, enorme e più vicina di quel che crediamo, lancia il suo grido e c'è chi, come me, non sa nemmeno come inorridire.

novembre, intanto, è quasi al capolinea, ce lo ricordano l'odierno compleanno di cagnini e quello imminente di tutta una serie di persone rilevanti (tipo mio padre, virginia, woody allen, il padre di gabo màrquez e totò schillaci), e ce lo ricorda pure il freddo che è venuto fuori in una settimana e che io combatto a forza di non tagliare barba e capelli ed esibendo un cappotto che manco il dottor zivago.

domani, malinconia per malinconia, moltheni suona e canta all'urban, a dispetto di quando, tre anni fa esatti, appena sceso da un certo palco ternano urlò il suo odio verso perugia e i perugini di fronte a degli increduli, o forse solo sorpresi, meuri e me medesimo.

questo venerdì orfano di carezze lo passerò leggendo racconti di intensi scrittori tedeschi, digerendo la mia quasi solita padella di seppie coi piselli e, a quanto pare da quel che è accaduto negli ultimi minuti, starnutendo.

poteva andarmi peggio.

ma anche meglio, of course.

state bene.



g

domenica 9 novembre 2008

cosa che non sono

Sono favorevole alla guerra, anche se è superfluo dirlo; abbiamo l'abitudine di trasformare queste cose in questioni di moralità personale e volontà individuale, cosa che non sono. Sarebbe l'equivalente di dire, se Dio esistesse veramente, che sì, Dio esiste. Esisterebbe a prescindere dal fatto che noi lo riconosciamo o meno. Ma se fosse possibile scegliere fra il loro e il nostro imperialismo, sceglierei il nostro. Le alternative, in particolare quelle desiderabili, crescono solo su alberi immaginabili.

Saul Bellow - L'uomo in bilico

(la guerra a cui il personaggio si riferisce è la Seconda Guerra Mondiale)

giovedì 6 novembre 2008

anziché

ok. è andata.

abbiamo proiettato sull'obama day tutte le energie che avremmo voluto adoperare per celebrazioni di portata meno remota. festeggiato al posto di ciò che ci sarebbe piaciuto terribilmente festeggiare. la caduta di g.w.b. anziché quella di b. si spiega così, questa nostra euforia, mi sembra un'evidenza facilmente riscontrabile.
ma ben venga, come ogni euforia.

hold on, world, 'cos you don't know what's coming

martedì 4 novembre 2008

the firts tuesday after the first monday in november

obama. obama. obama.

qualcosa dovrà pur andarci bene, cazzo.

no?

venerdì 31 ottobre 2008

godot

aspetti.
perché l'autore X, che dovrebbe mandarti del materiale per il tal libro che dovrebbe uscire molto presto, non ti manda niente.
e perché l'autore Y, che forse già avrebbe qualcosa da mandarti, teme che a certa gente non faccia troppo piacere che esca, ancor più presto, il tal'altro libro.
e allora aspetti.
qualcosa succederà, una mail arriverà, qualcuno risponderà alle tue telefonate.
mentre mille altre cose incombono, tu aspetti.
e racconti della tua attesa.
e ti prendi gioco della tua attesa.

lunedì 27 ottobre 2008

chi sia stato non si sa

non erano due milioni e mezzo. molti di meno.
non erano duecentomila. molti di più.

chi c'era sicuramente, sabato pomeriggio al circo massimo, è max pezzali. non per partecipare da privato cittadino. per cantare. sul palco. di fronte a tutti.

il pd riparte da lui. dall'uomo ragno.

bene a sapersi.

andrà meglio, la prossima vita.

baci

venerdì 24 ottobre 2008

soler e gli inglesi


e stasera torno a perugia e tornano i bananieri.

molti di voi già lo sapranno, molti no:


ore 21, sala della vaccara.


antonio soler presenta "il cammino degli inglesi"


lui (nella foto con banderas, che da questo romanzo ha tratto un film) è andaluso di malaga, scrittore lirico che gigioneggia con i sentimenti. questo libro è un po' "la banda dei brocchi" che scriverebbe garcìa marquez se avesse appena visto - ma non letto, come me - stand by me. chissà se mi spiego.


accorriate.




mercoledì 22 ottobre 2008

that's cool

arrivo a campo de' fiori e i miei tre compari sono già belli e brilli. prima di andare alla festa più cool che possiate immaginare, c'è il tempo di steccarci, come dicono qua, un'ultima bottiglia di vino. sedara, donnafugata, 6 euri e mezzo al bar all'angolo. poteva andar peggio.
c'avviamo parlando, e sulla soglia, dieci minuti e l'intera bottiglia dopo, scopro che il terzo dei miei compari, quello che non conoscevo, è il figlio del mago zurlì, sceso a roma per studiar regia al centro sperimentale. un po' mi commuovo, ma passa in fretta.

una volta dentro al centro sociale che ospita il party organizzato dalla casa editrice più cool che possiate immaginare, pagato un ingresso (1o euri: consumazione+catalogo del festival del cinema, pubblicato dalla medesima casa editoriale) su quattro, non resta che sbrigare la pratica consumazione e prendersi un negroni. per ragioni non chiare, tocca a me. non che il negroni mi piaccia, ma in fondo è meglio così. poi continuo a parlare con zurlì jr, che è simpatico. mi passano davanti un paio di tizi che studiavano a perugia, ma non riesco a salutarli. uno era il ragazzo di una mia cara amica, vattelapesca come c'è finito, qua dentro. poi qualche collega di lavoro, un fantastico ex collega iraniano col codino, e così via. il più giovane dei compari, intanto, è un po' fritto dalle quattro ore di vino che ha alle spalle, ma non per questo quando cogli altri cominciamo a ballare lui resta in disparte. lo si nota di più se non lo fa, certo. chi balla vicino a noi, invece, è un'attrice magra magra di cui ricordo il nome ma nemmeno un titolo dei film che ha fatto. sandra ceccarelli, il film con lo cascio, ma sì, ma dai. va beh.

la musica è carina, rockettino con qualche sparuta pretesa (cure, clash, strokes) e parecchia ruffianeria (video killed the radio stars, per intendersi). si balla si balla, anche se sopra la mia testa c'è un'enorme ventola di cui già so che mi ricorderò, e che infatti il mattino seguente (quello di oggi, nda) mi rimarrà addosso sotto forma di subdolo torcicollo. il compare residuo si dimena contento, pensare che l'avrei immaginato ballare solo cogli ska-p o la banda bassotti. glielo dico, se la ride. bene, la festa cool non è male, e la gente cool si diverte. tutti creativi, penso, tutti scrittori, attori, sedicenti editor, uffici stampa, giornalisti, musicisti, comici (c'è pure quello là, quello grasso, emiliano, cogli occhi azzurri, che negli anni 80 stava in coppia con un altro, tipo al drive in o giù di lì, ma chi è, chi è?) e figli di maghi. un popolo di talenti presunti che ha deciso di spendere la propria vita rifuggendo i lavori di fatica. chissà perché sarà così tediosa, l'idea di lavorare per guadagnarsi da vivere, mi dico. li guardo, mi guardo, e mi sembra un po' una messa in scena. sarà il ricordo del sudore e delle mani sporche di mio padre, di cui non riesco a liberarmi. questi intellettuali, insomma, mi convincono sempre meno. e io mi convinco quanto loro, se non meno.

stateben

giovedì 9 ottobre 2008

a vedersela con loro

Se io avessi un po' del potere di Stalin, non lo sprecherei nel mettere un bavaglio agli scrittori dotati di fantasia. Imbavaglierei quelli che scrivono sugli scrittori dotati di fantasia. Vieterei ogni pubblica discussione di letteratura su giornali, periodici e riviste accademiche. Vieterei ogni lezione di letteratura in ogni scuola elementare, superiore, college e università del paese. Dichiarerei illegali i gruppi di lettura e le chat sui libri di Internet, e metterei dei poliziotti nelle lirberie per essere sicura che nessun commesso parlasse mai di un libro a un cliente, e che i clienti non si azzardassero a parlare tra loro. Lascerei il lettore solo con i libri, a vedersela con loro. Farei questo per tutti i secoli che sarebbero necessari per disintossicare la società dalle vostre velenose assurdità.

Amy Bellette

da "Il fantasma esce di scena", del non premio Nobel Philip Roth

insomma, quante ragioni ha, questa vecchia donna?

lunedì 29 settembre 2008

bankruptcy

come non detto.
a due giorni dalla fine del mese non ho resistito e ho fatto i conti.
risultato sconfortante.
uscite: 1.050 euro
entrate (presunte): 1.000 euro circa

quindi?
quindi in passivo. sto avviando le pratiche per la procedura fallimentare. chi è disposto a rilevare un trentenne con un deficit mensile di qualche decina d'euro e che vanta crediti (solo in minima parte liquidi ed esigibili, il grosso è con bozzi, quindi...) con amici e congiunti per un totale di 360 euro può farsi avanti.

poraccio.

abbracciebaci

martedì 9 settembre 2008

add as friend

ormai il tempo te lo ruba facebook, che lo dicono tutti che è una specie di droga, e anche se in fondo ti senti sempre un po' in colpa per quest'aura di voyeurismo che circonda tutto quello che fai là dentro alla fine controlli ogni due ore se c'è qualcosa di nuovo.
non so se c'entra l'etica, a dire il vero. probabilmente sì, come quasi sempre accade. di certo c'è che grazie a quest'aggeggio malefico ti riesce di rivedere le facce di gente alla cui faccia oramai avevi smesso di pensare da anni, ti lusinghi di essere stato aggiunto come amico da quel tal dei tali che non avresti detto, scopri cognomi, compleanni e - soprattutto, dico io - amicizie. chi è amico di chi? la curiosità muove gli uomini buoni, il denaro i saggi.

denaro, dicevo. a me mi muove poco e niente, semmai il motore è la di lui assenza, ma questo è un altro discorso. per settembre, prima volta nella vita, ho deciso di appuntarmi le spese. eviterò di fare sub-totali vari, non voglio rovinarmi il gusto di scoprire, il giorno del mio prossimo compleanno, che un mese campione delle mie spese compensa abbondantemente un mese campione delle mie entrate. sarà bellissimo.

in compenso sono in procinto di ricominciare a recensire libri per europa dopo la quasi pausa agostina. vi saprò dire a breve su chi andrò a puntare.

ed evviva le ciambelle (come quella che ho mangiato stasera a chiosa della triste cena in solitaria).

martedì 2 settembre 2008

legnoso

sì, è vero, ho un nuovo amico. ma mi risulta difficile trovare le parole per parlarne. d'altronde chi mi conosce già sa di che si tratta, e allora per una volta approfitto dell'agosto perugino per tornare alle vecchie abitudini di diffusione orale delle proprie vicende.

quindi altra carne al fuoco. dopodomani inizia il festival di mantova e io non andrò. troppo lontana, troppi tentennamenti, e ormai è tardi. l'incontro più interessante, per come la vedo io, sarà giovedì con carlos fuentes. poi, sabato, jonhatan safran foer. infine, non so quando, galeano (e pennac, per chi volesse). alla giulia, che da lì non è troppo distante, consiglio di fare un salto. qui (lei, ma non solo lei) trova il programma: www.festivaletteratura.it

a roma il lavoro è intenso e leggo montalbàn. omicidio al comitato centrale, ogni buon comunista dovrebbe averlo sul comodino. oggi è il martedì dell'ultima settimana romana di trippa, con cui entro giovedì porterò a birmingham premier e champions league (e chi vuol capire capisca), mentre m'aspetto che domani (mercoledì), il buon injejer dei mulini scenderà dai colli per magnà cogli amici sua.

venerdì esce il nuovo disco della bandabardò e la cosa mi rende allegro. poi ci saranno avati e opzpetek da vedere al cinema, mentre vi consiglio di leggere queste righe di woody allen scritte per il nyt. fantastico, dico io.

ora basta.
a mangiare.

abbracciebaci

mercoledì 27 agosto 2008

paresse

scrivi, dice la patrizia. paresse facile. scrivi che? non vedete quanto tutto sia incredibilmente chiaro? è ancora agosto, e ad agosto la vita funziona così. la cina, la russia, l'inedia e il mal di stomaco di chi non vorrebbe ricominciare a lavorare. e poi i racconti delle vacanze al lavoro, standard, pigi play e ti escono in automatico le solite parole; secondo uno studio della peddington university il fenomeno dovrebbe durare non più di tre giorni e quattro ore, per cui attendo fiducioso l'arrivo di domani.
scrivi, dice la patrizia.
paresse facile.
per il momento non c'è niente che io possa voler seriamente dire.
abbracciebaci

martedì 29 luglio 2008

tic-toc

va beh, la storia del pakistano ha avuto poco successo. il blog perde spessore. occorre rivitalizzarlo.
qui bisogna rivitalizzare un po' tutto, a dire il vero.
roma sopporta malvolentieri lo scorrere del tempo. cielo, è quasi agosto e qualcuno ha ancora l'amena intenzione di lavorare. scandalo. io mi lascio contagiare. magari tra poco la lascerò, questa città bella e cialtrona, ma intanto m'ammalo di fancazzismo anch'io. il countdown segna due giorni. pensavo di lavorare fino a venerdì incluso, e invece no. giovedì me ne torno al borgo, agli arvoltoli e alle zanzare del medio tevere.
(sei anni fa esatti, più o meno a quest'ora, meditavo pensieri neri dopo la bocciatura all'esame di procedura penale. un mese e mezzo dopo, più o meno, ne avrei provvidenzialmente superato la replica, garantendomi una serena partenza per barcellona e per l'erasmus-cambia-vita. e poi gli anni son passati, e sono quasi trenta. take care)
take care, sì

venerdì 25 luglio 2008

tutori della legge

Martedì 15 luglio, sette e mezza di sera. Il pakistano urla, sbraita, si dimena fendendo l’aria con un mazzo di rose rosse. C’è un ragazzo rasato che lo tiene a fatica per il collo, da dietro. Una “cravatta” vigorosa. I due si trascinano lungo il marciapiede che costeggia via dei Fori Imperiali, a un passo dal Vittoriano. Si trascinano perché l’asiatico, pakistano, indiano, bengalese o cingalese che sia, sta cercando di scappare, e l’altro non lo molla. Poi arriva un poliziotto, e si fionda subito sull’uomo di colore, cercando di bloccarlo a terra. Usa le maniere forti. Ma quello cerca di sgusciare, non si calma, continua a urlare parole incomprensibili per chi non conosce la sua lingua. Ma è evidente che chiede aiuto.

E l’aiuto gli arriva, un po’ strampalato, da una ragazza magrolina che s’avvicina e dà due leggeri colpi sulla schiena dell’uomo rasato. Poco sotto la spalla, di palmo, quasi goffi. In quel momento un altro agente si fionda sui quattro, e mentre con una mano cerca di dare il suo contributo per bloccare il pakistano prende a male parole la ragazza. «Ma che fa? Non vede che ci siamo noi, che c’è la polizia? Lei ha dato un pugno a un vigile urbano in borghese, come si permette? Guardi che portiamo dentro anche lei». Lei non indietreggia di un passo, anche se ha il naso del poliziotto a un centimetro dal suo. «E che ne sapevo che era un vigile urbano? E poi lo stava strozzando. E poi non ho dato nessun pugno».

Nessun pugno, vero, giusto quel paio di colpetti. Poi la scena si sposta poco più in là, quasi a ridosso del Vittoriano. I due poliziotti e il vigile urbano in borghese portano con le cattive il pakistano vicino alla loro volante parcheggiata sul bordo della strada. Nel frattempo s’è formato un piccolo capannello di gente che assiste alla scena, c’è anche un uomo alto, coi baffi, che parla coi poliziotti e ha l’aria di essere un loro superiore. Mentre il vigile urbano rasato apostrofa la ragazza - «Mi hai dato un pugno, mi hai dato un pugno! E che c’entra che ero in borghese? I poliziotti dobbiamo essere noi, tutti noi!» - i due agenti in divisa continuano a prendersela col pakistano, che non smette di divincolarsi. Capelli brizzolati, faccia scavata, un corpo magro magro da maratoneta, deve avere una cinquantina d’anni, ma non demorde. Allora uno dei due poliziotti, quello più giovane, un armadio con gli occhi sottili e le mani da gigante, lo sbatte a terra. Poi, in pratica, gli si siede sopra, mentre l’altro lo prende a calci sulla schiena. Infine il pakistano è schiena a terra, e uno degli agenti, chino sopra di lui, gli stringe energicamente la gola, fino a ridurlo al silenzio. «Allora, la smetti?», urla. Quello la smette, sì. È esanime, ha le labbra biancastre. Socchiude gli occhi e si lascia sbattere dentro la volante.

La gente chiede cos’abbia fatto, l’uomo, per meritarsi un trattamento del genere, ma non ottiene risposta. La più agguerrita di tutti è la ragazza. Di anni lei ne avrà meno di trenta, e scuote i suoi ricci con impertinenza. «Non c’è problema – dice ai poliziotti che le intimano di smetterla -, io vengo a testimoniare». Poi arriva un’altra volante, che parcheggia dietro l’altra. Sembra tutto finito. La gente s’allontana, scossa. L’uomo coi baffi, quello che probabilmente è il capo, raccoglie il mazzo di rose che il pakistano ha stretto in mano fino all’ultimo e lo schiaffa nel portabagagli della sua auto di servizio.

Però c’è qualcosa che ai poliziotti non quadra. Nonostante la loro pazienza, nonostante abbiano chiuso un occhio sul “pugno” dato al vigile in borghese, la ragazza, venti metri più in là verso il Colosseo, s’è fermata a parlare con un motociclista che le ha chiesto lumi sulla vicenda. Allora quello coi baffi e uno degli agenti la raggiungono. «Può seguirci, signorina?». «Certo». Ma non c’è nessuna lavata di capo sul posto, né niente. Non le spiegano perché, ma la fanno entrare nell’altra volante. «Dietro?», chiede lei, ancora fiera, ma un po’ sbalordita. «Dietro». E il piccolo corteo parte alla volta del commissariato, la macchina dell’uomo coi baffi davanti e le due volanti dietro.

Già, ma quale commissariato? Prima di andarsene gli agenti spiegano di far riferimento a Colle Oppio, nell’ambito di un’operazione coordinata dal Celio. Ma né in via Petrarca (il commissariato Esquilino, competente per Colle Oppio) né in via Marco Aurelio (sede del Celio) ne sanno nulla. Dicono solo che in questi giorni è in atto un’operazione di controllo anticlandestini, di cui si occupa direttamente la Questura. Ma questo non aiuta a molto, perché anche la Questura dice di ignorare l’episodio. Restando ai fatti, rimane da capire qual è stato l’episodio scatenante, quale il reato di cui s’è macchiato il venditore di rose, se solo il tentativo di fuga dovuto al suo presumibile status di clandestino o altro. Al di là degli interrogativi sulla violenza spropositata compiuta a danno del pakistano e sulla sorte della ragazza senza paura che ne ha preso le difese.

martedì 22 luglio 2008

quei rapidi movimenti degli occhi


A dispetto di quanto sostenga Bozzi ormai coi Rem ho una specie di rapporto confidenziale. Cinque incontri in una vita non sono poi così pochi, no? È per questo che ieri non sono stato travolto dalla temperie di emozione incondizionata che invece hanno subito riconosciuto molti dei miei compari. La Chiara, che era completamente fuori di sé. Lo stesso Bozzi, che ormai mancava all’appuntamento con i Nostri da cinque anni. La Pasqui, che rideva e ballava, e poi la Patti, che ballava più seria, e la Dj, il Meuri, Cuginandia, la Cla, tutto il mondo. Focaia è un caso a parte, ovviamente.

Insomma, parte il riff di Living well is the best revenge e già capisco che c’è qualcosa che non va. Urlo, sento il cuore che batte più forte di quanto dovrebbe, ma non ho dubbi. A metà canzone mi accheto, e metto a fuoco il problema. Su un piano più generale, si sente male. Nello specifico, la voce di Stipe è flebile e metallicamente gracchiante. Allora impreco, richiamo l’attenzione di Bozzi e del Meuri, ma loro tutto sommato se ne fottono. A ragione, penso io. Finisce la prima canzone, per inciso una delle mie preferite del nuovo album, e parte Bad day. Confesso, un brano di cui avrei volentieri fatto a meno. Sono nervoso, mi dico guarda che sfiga proprio a Perugia il peggior concerto dei Rem. Poi ci sono due gruppi di idioti, uno un paio di file davanti a me e uno un paio di file dietro, che si dimenano a torso nudo, brutti, grassocci e con delle birre in mano che non possono fare a meno di far cadere in continuazione addosso a quelli che gli stanno intorno. Fatto singolare, ma che dovrà servire da monito in qualche modo in futuro, in entrambi i gruppi c’è uno che indossa un cappello di paglia a tese larghe. Due cow-boy del Medio Tevere di cui al momento non sentivamo il bisogno. Comunque, si va avanti. I pezzi scorrono veloci, Wake up-bomb stuzzica, Man sized-wreath (è lei la più bella di Accelerate) non me la godo. Drive, che ritengo un capolavoro, nemmeno. Mi girano le palle. La voce di Stipe è sempre sporcata da qualche tecnico del suono poco scaltro, e il mixaggio complessivo fa acqua. Vedo i miei amici che si divertono, e mi sento un Calimero che vede crollare anche l’ultimo baluardo di gioia indubitabile. Un concerto dei Rem: cosa potrebbe esserci di meglio, nella mia vita?

Forse il mio nervosismo traspare, forse no. Più probabilmente, nessuno si pone il problema. Ma a questo punto arriva l’atteso colpo di scena. Coincide con il primo passaggio verbale di più di tre parole di Micheal Stipe. “Questa è stata scritta per un orribile governo del nostro Paese”, dice più o meno. E parte Ignoreland. Una delle canzoni meno conosciute di Automatic for the people, una delle tre o quattro, per intenderci, che Bozzi ritenne di non includere nella cassetta con cui mi fece conoscere meglio – meglio rispetto a Losing my religion - i Rem sedici anni fa. Sul lato A c’era Automatic, appunto, sul lato B Out of Time. Qualche anno dopo avrei portato il testo di Ignoreland a scuola, alla mia prof. di inglese che ci chiedeva alternative ai suoi Beatles e al suo Bob Dylan, per studiarli e ascoltarli in classe. Se non ricordo male disse che era troppo volgare, e la bocciò. Ci sorbimmo invece The Rhyme of the ancient mariner (ispirata a Colerdige, sì) dei Metallica o di qualche altro gruppo ruttante del genere, proposta dal buon Larry. Insomma, ecco Ignoreland ed ecco che dentro di me qualcosa si scioglie. Lo percepisco, e me ne rallegro. A un certo punto infilo la mitragliata di parole che segue l’unico inciso, quello melodico (if they werent’ there we would have created them…), della canzone, e mi sento bene. Anzi, mi sento bulo, e quindi bene. Da lì è tutta un’altra storia. Il cuore del concerto è bello e il culmine è Let me in, quando la voce di Stipe si alza ad accarezzare le ali di Cobain, appeso su in cima, da qualche parte. Bene, bene, la Chiara è sempre più fuori, Bozzi scompare, Andrea litiga col cow-boy delle retrovie, il Meuri scioglie la stretta delle sue braccia incrociate sul petto (!), s’alza un vento gelido ma la mia gola poco più che punge.

Poi c’è la pausa, e comincia, dentro di me, il conto alla rovescia. Manca Losing my religion, e la faranno. Manca Supernatural superserious, e la faranno. Manca Man on the Moon, e ci chiuderanno. Ne restano un altro paio. A cosa toccherà? È qui il bello. Non c’era troppo da aspettarselo, ormai. Dopo Driver 8 – “l’ho scritta a 23 anni”, quando io mi facevo bocciare due volte a diritto del lavoro, cazzo – quella che Stipe definisce “la terza canzone che abbiamo scritto”. Gardening at night, butto là io. No. Dalle note iniziali fatico a riconoscerla. Ce l’ho, so qual è, ma serve qualche attimo. La Pasqui mi irride, questa non la sai manco tu, dice. E invece no. È 1.000.000. Da Chronic Town. Roba dell’altro mondo. Ma il meglio era arrivato cinque minuti prima: Stipe dice che sono contenti di essere tornati a Perugia (dopo quasi vent’anni, era il 1989), poi si fa da parte e annuncia Mills alla voce. È Rockville. Lo so perché è la canzone che canta Mills dal vivo. Almeno negli ultimi tempi. E se fosse Texarkana, chiede Bozzi. Tesi legittima e tenera insieme. Nel disco tocca a Mills, ma ormai non la fanno più. Via con la chitarra country, allora, è proprio il pezzo che il gioviale Mike scrisse un quarto di secolo fa per una ragazza che lo aveva lasciato per tornarsene “where nobody says hello, they don’t talk to anybody they don’t know”. Non Milano, non – come direbbero i nostri amati fuorisede – Perugia. Ma Rockville, per l’appunto. È il mio tripudio. Il milione di anni da vivere e l’uomo sulla luna a cui dedicano il gran finale mi scorre addosso in surplace. Anche stavolta è andata. Quei tre, simpatici, empatici, capaci di costruire ponti di energia tra sé e la gente là sotto, sono i miei migliori amici. Da quindici anni e passa. E I know it might sound strange but I believe they’ll be coming back before too long.

lunedì 14 luglio 2008

la forza dell'abitudine


niente da fare. è più forte di loro.

mercoledì 9 luglio 2008

navona

dall'intimo al pubblico.
ieri, a piazza navona, c'ero. per vedere, per ascoltare. per aggiungere carne al fuoco, per capire che idee ho in testa.
ho visto, ma, confesso, guardato poco.
ho ascoltato, ma sempre più distrattamente.
la borsellino, equilibrata e condivisibile.
ovadia, teatrale e trascinante.
di pietro, balbettante e fotocopia di sè, venuta manco troppo male.
poi pancho pardi. e via alla distrazione.
poi, risalendo la folla per raggiungere una vecchia amica da incontrare dopo tempo, le poco comprensibili - la voce, quella voce - poesie di camilleri.
poi travaglio, divertente, tagliente, con le sue tante ragioni e i suoi pochi torti.
poi, grillo. e io giù a parlare con claudia, a farmi più in là.
poi la guzzanti. ma ero già dietro il palco, a divincolarmi dai militanti di sinistra critica ("vuol firmare? proposta di legge per il salario minimo garantito a 1.300 euro al mese". ma per piacere).
insomma, non ce l'ho fatta. ad ascoltare gli oltranzisti del "è tutto un magna-magna" non ce l'ho fatta. e passi per grillo, che ho sempre disprezzato, che trovo improponibile, inconsiderabile, inimmaginabile. ma peccato per la guzzanti, che una volta un po' mi piaceva. era brava, la guzzanti comica. poi è diventata un pozzo di fiele e allora lasciamo perdere, che è meglio.
che dire, per stare al merito? nulla. un gran senso di inutilità. di possibilità sprecata. ma non mi riferisco solo alla manifestazione di ieri, che è nient'altro che un elemento di qualcosa di più grande, diffuso. abbiamo perso. urliamo pure che berlusconi è un criminale: abbiamo ragione. ma non cambierà nulla. non se ne esce più. ora come ora, non se ne può uscire. se lo spettro in cui ci muoviamo va da di pietro a veltroni, siamo fritti.
boh, facciamoci scivolare sopra l'estate.
riparliamone a settembre, col fresco.
mal che vada ci butteremo a destra.

stateben

martedì 8 luglio 2008

pianto di mare

mai stato a lloret de mar. è a due passi da barcellona, ma a meno che tu non sia un ragazzino in cerca di carnai e disco-bussi che ci vai a fare?
la riccione spagnola, diceva la gente. la riccione catalana. beh, non mi interessava.
però era davvero lì, vicina.
e, non so, questa storia della ragazzina trucidata m'ha angosciato parecchio. certo, la vicenda è tragica in sé. lei così giovane, queste foto in cui appare così sorridente, abbronzata, solare. poi, improvvisamente, l'ansia dei genitori in canottiera, le speculazioni dei media sulla vita dissoluta di lloret, la facile ironia sottotraccia, la certezza, incontrovertibile, che la ragazzina sarebbe saltata fuori morta e solo morta. e lo sbocciare di impudichi particolari, i tatuaggi, le stelle, i brillantini, una morta decorata come una bambola, come un numero da circo venuto male. in qualche modo, piano piano, dentro di me è montata una piccola, cupa, disperazione. come un tradimento fatto da una terra che considero comunque mia. come il compimento di qualcosa che avrebbe potuto benissimo riguardare chiunque, cinque anni fa, delle tante amiche che avevo io a barcellona. come meredith, certo. l'erasmus, in quel caso, il suolo catalano in questo. non c'entra niente, direte. forse è vero. ma più probabilmente, invece, c'entra una cosa e l'altra. queste due morti, ma questa morte di luglio in particolare, hanno come cauterizzato una ferita, profonda e mia, in cui il germe di una certa giovinezza residua continuava a prosperare. è guarita, e la carne, un pezzo della mia carne, è meno viva. retoricamente, qualcuno al posto mio potrebbe dire che con la ragazzina padovana è morta un'idea (se non l'idea) delle mie amiche delle notti barcellonesi. quell'idea è carne morta, è quel pezzo della mia carne, è quella cicatrice.
io che per queste faccende di cronaca nera ho una morbosa repulsione.
io che a lloret non sono mai stato.
io che, se così si può dire, ho guadagnato un po' di tristezza di esistere in più.

mercoledì 2 luglio 2008

sostiene tabucchi

conoscete il migliore scrittore italiano vivente?
avete la pazienza di ascoltare la sua voce balbettante per poco meno di un quarto d'ora?
se avete qualche dubbio sull'integrità del cavaliere del lavoro che attualmente ricopre la carica di presidente del consiglio.
e se avete qualche dubbio anche sulla capacità del cinefilo che attualmente ricopre il ruolo di leader dell'opposizione in parlamento.
se vi va, in definitiva, andate qua:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/walter-e-i-maiali-di-orwell-audio/

a buon rendere

lunedì 30 giugno 2008

niño non aver paura

ok, l'eurocopa è finita. gli spagnoli hanno giocato bene, bassi e tecnici e scuri come sono la cosa non può che farmi felice. peccato non ci siano giocatori pelati. no, la stempiatura cervicale di iniesta non vale.
adesso gli amici iberici festeggeranno ininterrottamente fino al 2020. a meno che nel frattempo non gli riesca di vincere qualcos'altro, il che tutto sommato a questo punto non è nemmeno così improbabile. quest'estate andrò a vedere come vanno le cose. anche se i baschi, forse, riterranno di aver poco da celebrare.

comunque, ora si volta pagina. berlusconi sta portando a termine l'ennesimo frammento di colpo di stato, e nessuno ormai riesce a prenderlo più sul serio. io se ci penso sono sconcertato. e forse sarebbe il caso di smettere di non pensarci. organizzarci per fare qualcosa. ma cosa? armi bianche? bombe a mano? tricketracke? no, è l'incultura civile che va abbattuta. anche se il circolo vizioso in cui siamo sprofondati promette di non smettere mai di vorticare. ahimè!

per ora basta così. nel dietro le quinte di quest'aggeggio ci sono lavori in corso. per il momento, devo confessarlo, sono ignoti anche a me. vedremo.

state bene.

lunedì 23 giugno 2008

in spagna soprattutto

eccoci all'ultima puntata, insomma.
poco male.
l'italia non ce l'ha fatta nemmeno con una spagna terrorizzata dall'idea di poter passare il turno. non era proprio aria. e ora non ci rimane altro che aspettare l'inizio dell'era-balotelli.

gli ultimi voti:

BUFFON 5,5 - ha imboccato la parabola discendente. poco sicuro sulle uscite, e quando senna tira da trenta metri gli ci vuole il palo salva-papera. come pagliuca nella finale di usa 94, ricordate? in quel momento, dato che i corsi e ricorsi fanno la storia del calcio, ho capito come sarebbe finita.

ZAMBROTTA 5,5 - perennemente in bilico: la dò a uno dei rossi o a uno dei bianchi? niente, è pronto per il gerontomilan.

GROSSO 6 - dalla partita con la francia gli sono cresciuti a dismisura i capelli. e dire che siamo pure in luna calante. mmah.

PANUCCI 6,5 - faccia sempre più scavata dall'arroganza, una certa somiglianza col pampa sbarbato. meglio di quanto chiunque potesse pensare. ora smetterà, vero?

CHIELLINI 7,5 - gran bel giocatore. d'altronde ne parlo bene da tempo. ricordate quando la juve voleva venderlo per puntare tutto su andrade e legrottaglie? ecco, già allora pensavo che oltre che ladri fossero anche scemi. pare che il suo naso abbia mire indipendentiste. trippa medita un libro al riguardo.

PERROTTA 4 - dicono che giocava dietro le punte. vertice alto del rombo. ma non può essere che uno scherzo. è uno scherzo, vero?

AMBROSINI 3,5 - mai più. vi prego.

DE ROSSI 5 - il nazistello si è cacato in mano. e ben prima del rigore tirato in bocca a ikerito. si rifarà. certo non con la roma.

AQUILANI 4 - aquichì? a un certo punto sembrava di rivedere beppe giannini. ma forse questo riesce a essere meno mobile.

CASSANO 5 - si ha come l'impressione che l'abbiano colcato di botte prima dell'europeo. come quando mettono i marocchini in gattabuia per una notte: se sgarri di nuovo sei fottuto. relegato in una mattonella stretta stretta sulla fascia, un paio di passi del ballo del pinguino e nulla più.

TONI 5 - triste, solitario y infinitesimal. alla prossima avrebbe segnato, sicuro.

CAMORANESI 6 - doveva entrare prima, certo. anzi, doveva giocare per perrotta. ma povero donadoni, il calcio è una materia complicata.

DI NATALE 6 - l'unico che ci prova. e quasi ce la fa. nulla da dire sul rigore: arrivare a un'appuntamento del genere a 31 anni porta inevitabilmente tali conseguenze.

DEL PIERO S.V. - un buffone: a un certo punto, sapendo di non essere in grado di fare qualcosa di minimamente utile per la squadra, ha optato per il numero della foca monaca sulla linea di fondo. poi s'è trascinato a ritroso fino a sbagliare un passaggio all'altezza del limite dell'area che la spagna quasi ci segna in contropiede. tutto per mandare in visibilio una manciata di poveri idioti seduti davanti agli italici televisori. tipo bozzi, certo. ma ora, dicono, si leva dalle palle per sempre.

ok?
da adesso in poi si ritorna alla normalità.
in attesa di svolte possibili.
state bene.

mercoledì 18 giugno 2008

je suis catherine deneuve

e insomma niente combine. l'olanda ha giocato sotto gamba, ma perdere con la romania sembra un'impresa che poche squadre, in quest'europeo, avrebbero potuto sostenere con profitto. a un certo punto, verso l'ottantesimo, i difensori olandesi fingendo distrazione si scansavano a ogni tracciante che percorreva l'area di rigore, ma nulla. nulla da fare per i romeni: non vincere è stato più forte di loro.

ben per l'italia, dunque. ben per noi, via.

e ora i voti.

BUFFON 6,5 - praticamente disoccupato. l'unico intervento è spettacolare, ed evita che il match si riapre. sto parlando di quello sul tiro a giro di benzema, ovviamente. bello, e pure difficile per certi versi. se non ci fosse arrivato, però, sarebbe stata una papera. ché la posizione che occupava quando il maghrebino ha calciato non era proprio ortodossa. meno bene che al mondiale, ma pur sempre una garanzia.

ZAMBROTTA 6 - fuori forma. un po' meglio rispetto alle prime due partite, ma sostanzialmente è andato. e ormai ha il milan nel sangue.

GROSSO 6,5 - sgroppa, sgroppa, ma mica tanto. gioca contro i suoi compagni di squadra del lione, e tutto sommato fa bella figura. mezzo voto in più per il palo e per l'affetto verso spilungoni.

PANUCCI 6,5 - dispiace dirlo, ma se la cava. resto convinto che prima o poi la combinerà grossa, però, pagando la mancanza assoluta di umiltè.

CHIELLINI 6,5 - sternardi dice che è carino e questo spiega perché stia da otto anni con trippa. mi pare che il naso gli sia sceso verso il mento di qualche centimetro, rispetto all'ultima partita. reattivo.

GATTUSO 6 - molta scena, ma anche sostanza. gli dò sei perché non posso dare a tutti seiemmezzo. la sua squalifica dispiace.

PIRLO 7 - gioca di prima, fruttuosamente. ispirato come ai tempi dell'oratorio, quando non a caso tifava inter e adulava fausto pizzi. squalificato, è immaginabile che non verrà rimpiazzato degnamente. a meno che donadoni non si ricordi di aquilani.

PERROTTA 5 - anche voi credete di averlo visto giocare ancora una volta titolare con la nazionale italiana, ieri sera? ma no, è uno scherzo. prima o poi il dio del pallone la smetterà di prenderci per il culo così.

DE ROSSI 7 - e bravo il teppistello. non tanto per il gol, che un gol non è (ma visto con che classe ha messo il piedino henry?). per tutto il resto. mena, passa, tira, lancia, dribbla. deve esse proprio uno cattivo.

TONI 6 - sbaglia tanto, ma in un modo o nell'altro si trova sempre al punto giusto nel momento giusto. certo, con abidal o boumsong a marcarti non deve essere così difficile. stamattina si bullava sui giornali dello stop dell'azione del rigore. come un bambino che vuol giustificarsi per tutti i gol mangiati. ma va bene così. magari contro le furie rosse ne fa dos.

CASSANO 7 - mai sopra le righe, prende botte e ricama calcio. barivecchia è il salvapatria. chi l'avrebbe detto? ieri libero gli dedicava una vignetta che copriva mezza prima pagina, ironizzando. spero che prima o poi quel giornale venga chiuso. ma lo dico senza rancore, benintesi.

AMBROSINI 4 - la speranza è che con l'arrivo del sole (date un'occhiata al cielo di roma, oggi) segua l'istinto e risponda al richiamo della riviera romagnola. non voglio pensare che domenica giocherà dall'inizio. ditemi che non succederà.

CAMORANESI 6 - nessuno sa come ha giocato, perché quando è entrato lui tutta italia s'era già messa a guardare olanda-romania. gli dò la sufficienza perché la sua nostalgia della pampa mi intenerisce.

AQUILANI S.V. - aquilani? ma è entrato davvero? dio, non me n'ero accorto. ma domenica, forse, chissà...

e adesso basta, tuffiamoci nel cuore della settimana. stasera, per chi ne avesse voglia, lo show di chi voi sapete. ossequi.

sabato 14 giugno 2008

di romania

l'olanda farà vincere la romania. italia e francia a casa. giusto così.
e i voti?

BUFFON 8 - para il parabile, assistito da una gran botta di culo sul rigore. chiama a zambrotta la palla che il povero ex giocatore neo-milan decide di passare a mutu.

ZAMBROTTA 4 - forse ha ragione bozzi. quando ha lasciato la juve s'è rotto qualcosa dentro di lui. forse le palle, semplicemente, con tutte le centinaia di chilometri che ha macinato nella sua carriera operaia. dell'assist a mutu s'è già detto. il suo arrivo al milan fa la nostra felicità.

GROSSO 7 - arrembante trampoliere. come se non bastasse il clima da grande manifestazione lo fa assomigliare più del solito a spilungoni, con buona pace di cuginandia. lo sostiene anche mia madre.

PANUZZI 6 - irrimediabilmente arrogante. segna di rapina, abbocca all'esca dell'infido romeno, lo abbraccia e ci infinocchia. rigore sacrosanto, suvvia.

CHIELLINI 6,5 - l'unico difensore presentabile della rosa, ancorché isterico e macrorinico.

PIRLO 5,5 - trotterella in mezzo al campo, sbaglia un po' troppo, e mena pure. non voglio immaginare quanto sarà gobbo a settant'anni.

DE ROSSI 6 - del biondino con la faccia da teppistello di ostia dicono che sia culturalmente superiore alla media dei calciattori, nonché filo-nazista. io stesso qualche settimana fa, al termine di una partita della roma, lo sentii parlare di onestà intellettuale. va arginato, ma deve giocare sempre, ché è forte.

PERROTTA 5 - che donadoni sia in stato confusionale lo dimostra la sua presenza nell'11 titolare di ieri. non c'era nessun motivo, dico nessuno, perché scendesse in campo dal primo minuto. senza totti, dicono i miei amici romanisti, non pò gioca' a ppallone. come dargli torto?

CAMORANESI 5 - niente, il gaucho col mento da pellicano quest'anno non c'è. la storia dei pupazzi dell'ip deve averlo turbato oltremodo.

TONI 5 - come al mondiale, continua a far cagare. due anni fa si sbloccò alla quinta partita. stavolta non c'arriverà.

DEL PIERO 4 - il povero pinturiano dovrebbe protestare. continuare ad esporlo a certe figure in campo internazionale è ingeneroso nei confronti dell'immagine del giocatore che fu fino a dieci anni fa. e invece il furor di popolo continua a comandare, e lui, ogni tanto, a tornare a galla. che vi avevo detto? improponibile.

CASSANO 6 - barivecchia giocherà titolare contro la francia, e magari l'italia vincerà pure. così andrà a finire esattamente come quattro anni fa, con pianti e rimpianti. l'unico a metterci un po' di pepe, come si suol dire.

AMBROSINI S.V. - mossa della disperazione. lo vedo meglio come bagnino nella sua romagna.

QUAGLIARELLA S.V. - scugnizzo triste. completamente bruciato da donadoni - e come lui di natale - per colpa della sollevazione popolare (e quindi poco ragionevole) che ha imposto del piero.


insomma, da martedì sera guarderemo giocare solo gli altri. poco male. a me piace così tanto. oggi pomeriggio, intanto, aperitivo da grandi firme, con due giocatori come se ne vedono raramente in giro. il numero uno, e - forse - il numero due. dategli un'occhiata, se potete.




giovedì 12 giugno 2008

autoriferito

la scorsa settimana, come sapete, ho intervistato nick hornby. l'intervista è uscita giovedì su europa. per chi non l'avesse trovata in edicola (europa) o non avesse avuto comprensibilmente nessuna intenzione di comprarne una copia, eccola:

http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=30763800

adeu

mercoledì 11 giugno 2008

lo strappo

i portishead, più di dieci anni dopo, hanno pubblicato un nuovo album. third. molto bello.
un paio di canzoni, in particolare, sono dei piccoli gioielli.

i radiohead, che gli sono cugini di suffisso, hanno pensato di mettere nel circuito di you tube un video insolito. ci sono thom yorke e johnny greenwood che arpeggiano e cantano the rip. uno dei gioielli, appunto.

sentite qua. quasi da brividi.

ma milano, e i loro concerti, è troppo lontana. e piena.

a buon rendere.

martedì 10 giugno 2008

nederlandia

è dunque cominciato l'europeo. oggi le ultime partite della prima giornata, da domani di nuovo in campo le squadre che hanno giocato già. il gusto della scoperta, insomma, si sta per esaurire. ma in attesa delle magie di ibrahimovic di stasera e della solita futile parata d'esordio della spagna (come sempre zeppa di talenti, e che come sempre si dovrebbe afflosciare pian piano durante il cammino) del pomeriggio, via con le pagelle di olanda-italia. l'avevo promesso. e non posso esimermi.

prima giusto due parole sulla partita. italia massacrata, nel gioco e nell'animo. allenatore inadeguato. potrebbe guidare una squadra di pallavoliste, al massimo. milanista fino al midollo, è andato a fondo schierando il centrocampo della quinta classificata nel campionato italiano. non a caso (né l'una né l'altra cosa). quel 4-3-3, poi. ma cos'era?
via coi voti, adesso.


BUFFON 5 - grave errore sul primo gol. quella palla si smanaccia fuori, o al massimo verso la linea laterale. non in mezzo all'area. sul secondo non fa miracoli, sul terzo nulla da dire. la parata su van nistelrooy è più che altro un errore del centravanti. a fine partita è tornato sul discusso episodio dell'ostentazione del "boia chi molla" che aveva scritto sulla maglietta della salute qualche anno fa. pare che si riferisse a vecchie ruggini dei tempi del liceo: ce l'aveva con un paio di compagni che non la smettevano coi gavettoni.

PANUCCI 4 - ma non era stato estromesso per sempre dalla nazionale per raggiunti limiti di età, impresentabilità e arrogansa? patetico nel rotolare fuori dal campo in occasione del primo gol. distrutto da chiunque sulla fascia. non doveva essere lui l'unico romanista in campo, ieri.

ZAMBROTTA 4,5 - il primo tempo decide di giocarlo per l'olanda. certo, fossi stato in lui anch'io avrei preferito stare con sneijder e kuyt piuttosto che con ambrosini e barzagli. ma ormai le squadre le avevano fatte, le casacche le avevano distribuite. d'altronde quest'uomo non è riuscito ad ambientarsi a barcellona, a cui ha preferito milano. è tutto dire.

MATERAZZI 5,5 - l'hanno mascherato da caprio espiatorio possibile per giorni. e il suo tecnico, cuor di coniglio, a un certo punto ha provato a toglierlo per poter poi dire "visto, ho fatto come volevate". fisicamente è ai limiti, ma con un giocatore di calcio vicino potrebbe ancora tornare utile. di testa, d'altronde, le prende tutte. di fatto sbaglia solo due volte: un rilancio corto per zambrotta e un'abdicazione (e lì ha fatto un po' pena, sì: "proprio non ce la fò ad arivacce") di fronte al passaggio in orizzontale che ha messo van nistelrooy davanti a buffon sul 2-0. ma quello era fuori gioco. come direbbe mia madre, la su' carriera l'ha fatta.

BARZAGLI 3 - qualcuno lo aiuti. è una crudeltà inaudita costringerlo a giocare a pallone. a correre. quando lo vedo roteare le lunghe leve in cerca di una parvenza di moto mi si stringe il cuore. mi fa pena. non fa per lui. sospetto che i tedeschi l'abbiano comprato per farne oggetto di scherno (tipo "tony l'italiano", quello degli spot, sapete).

GATTUSO 4 - niente. il buon ringhio non c'è. gira a vuoto, sembra un pomodoro sott'olio calabrese che non riesce a uscire dal barattolo. ma che gli volete dire, andrà meglio la prossima volta.

PIRLO 5,5 - l'unico centrocampista che potrebbe inventare gioco. lo fa poco nel primo tempo, un po' di più nel secondo. ma la punizione veramente pericolosa è quella che esce, non quella che van der saar para a mano aperta qualche minuto dopo. quando era all'inter pensavo meglio.

AMBROSINI 3,5 - no, il suo posto non è questo. non titolare della nazionale italiana nella prima partita dell'europeo. e poi non quel colpo di tacco, cristo. oltretutto, ha una bocca orribile. l'avete mai sentito parlare? paga clamorosamente l'assenza di labbra. forse tutti i suoi problemi nascono da lì.

CAMORANESI 4 - male. sarà per quei capelli. dall'altro sembra un samurai. oppure uno di quei pupazzi di plastica che regalava la ip a italia 90. ricordate? io li adoravo. ma ferri non era così somigliante. quando lo scoprii ne rimasi molto deluso. capelli a parte, dicono che non si sia fatto una ragione del dover giocare gli europei. vada per il mondiale, pensa il buon german, ma con gli europei che c'entro? e ha fatto tardi per vedere l'ultima giornata del torneo di clausura argentino via satellite.

TONI 5 - non è possibile segnare in pallonetto a tre metri dalla porta. questo il buon toni dovrebbe saperlo. ma evidentemente se lo dimentica proprio sul più bello. malinconico. ai mondiali giocò male, e anche stavolta gli atti n'n en' belli.

DI NATALE 5 - adesso sembrerà che la colpa è sua, che doveva star fuori per far posto a del piero. ridicolo. il poveretto gioca malino, ma è la squadra che non l'assiste. e poi quel mentecatto di donadoni lo fa giocare sulla linea dei raccatapalle. ma si può?

GROSSO 6 - sgroppa con costrutto, anche se si mangia un gol più grosso di sé. in un mondo migliore avrebbe giocato dall'inizio al posto dell'ignobile panucci.

DEL PIERO 6 - entra e tira due volte. male. però tira. detto questo, non deve giocare mai più, neanche un minuto. i problemi non sono là davanti, dove quasi tutti sono meglio di lui. però è una brava persona, e probabilmente l'unico, in tutta italia, a parte il sottoscritto, ad aver capito da subito che il primo gol era regolare.

CASSANO 5,5 - subito un assist al bacio per toni, poi si spegne. bari vecchia sì che dovrebbe giocare un po' di più. magari già contro i pericolosi (ma socialmente, intendiamoci) romeni.


via, ora basta.
abbeveratevi del mio sapere calcistico, e obiettate quanto vogliate.

martedì 3 giugno 2008

sabbia in bocca

tutto bene, tutto bello. soriga, la donà, per non parlare del divo. il film, intendo. io dico bellissimo. andate e obiettate pure, ma non mi smuoverò.
però a questo blog serve qualche intervento di restyling. insomma, gli anni son quasi trenta, là fuori, e qua dentro già quasi tre. occorre un salto di qualità. l'idea, più o meno, è questa: mi faccio tutti gli europei con tanto di pagelle semiserie, come ai mondiali, e poi punto e a capo. a capo come, a fare che? vedremo. magari lo faccio diventare solo un luogo di culture. chi vivrà, diceva don rino. chi vivrà vedrà.


qualche giorno fa, intanto, è uscito un libro che ho curato io per i tipi di castelvecchi. si intitola gli insabbiati, e racconta otto storie di giornalisti ammazzati in sicilia. dalla mafia? dalla mafia. e non solo dalla mafia. ché la storia d'italia è buia, buia sempre, e qualche volta buia ancor di più. l'autore del libro è a sua volta un giornalista, molto bravo. si chiama luciano mirone, è siciliano, collabora con la repubblica e con altre testate. la prima edizione è datata 1999, oggi abbiamo tirato fuori una versione aggiornata, con piccole e grandi storie molto interessanti. peppino impastato, mauro de mauro, giuseppe fava, e poi via di seguito tutti gli altri: felice di essermene occupato.
la prefazione, poi, è di rita borsellino.
non prendetelo necessariamente come un consiglio.
e statemi bene.

giovedì 22 maggio 2008

sardinia

insomma ha smesso di piovere. dalla mia finestra, oltre il tetto della chiesa che si staglia una manciata di metri più in là, vedo stelle e aeroplani passare. se n'è davvero andata via, l'infida acquaccia romana?
nel dubbio, lancio la volata al nuovo appuntamento di banana republic. stanno cominciando a essere troppi, dite? può darsi. ma rifletteteci solo dopo martedì. quella sera, verso le nove, venite al loop cafè, dove un trentenne scrittore sardo di nome flavio soriga presenterà il suo ultimo libro e ne leggerà stralci come fosse un blues. in effetti il blues ce l'ha nel titolo, il libro: sardinia blues.
lui è bravo, assicuro.
sabato 24, invece, lombroso e - soprattutto - marco notari alla darsena.
dove sei giorni dopo (venerdì 30) canterà la splendida cristina donà. da non perdere per nessun motivo al mondo. sul serio.
e dicono che a inizio giugno intervisterò nick hornby. chissà cosa ci capirò.
a martedì, allora.

lunedì 19 maggio 2008

la pasta garofalo

roma poteva essere un inferno, oggi.
zlatan lo zingaro ha deciso di no.
questo comico finale di stagione m'ha perlomeno consentito di esultare per un gol dell'inter a distanza di non so quanto tempo dall'ultima volta. m'ha regalato una settimana di mal di stomaco, un tempo di scoramento crescente e mezz'ora di rotonda soddisfazione.
a roma e ai romanisti, irrimediabilmente queruli, scarsi e perdenti, un bel bregno.
ora s'avvicinano gli europei, e come al solito all'inizio faticherò a tifare italia.
vedremo.
e le cose serie?
per ora non ce la faccio. eppure ci sarebbero. gomorra al cinema e i rifiuti a napoli, la xenofobia e zapatero, il prezzo della pasta garofalo e le belle lettere.
no, oggi no.
vedremo, dicevo.
state bene.

martedì 13 maggio 2008

baffi e magoni


dopo torino non è facile riprendere a carburare.

al lavoro i ranghi non sono ancora al completo, chi c'è si porta dietro acciacchi, stanchezze e sciami di pettegolezzi da condividere, e come se non bastasse piove di una pioggia grigia e malevola.

roma borbotta nell'attesa della domenica che clamorosamente potrebbe regalarle (prendetelo alla lettera, questo verbo) lo scudetto, la gente ne parla quasi con risentimento. come a dire se ne potevamo annà tanto bene a prende er sole a ostia, e invece ce tocca da sta cor magone per tutta 'a settimana.

io er magone non ce l'ho, ma ovviamente sono attraversato da cattivi pensieri. per ora li lascerò nel cesto.

intanto domani è il giorno di taibo II, che sto leggendo in questi giorni. insomma, uno veramente tosto. uno scrittore vero. prendetelo come un consiglio (e marginalmente come un'intimazione a venire: sala dei notari, ore 21).


infine. il disco degli afterhours, checché ne dicano certi soloni della critica musicale, è bello.

quello degli i am kloot è uscito ma ancora non ce l'ho.

quello di de gregori - un altro, sì - esce la prossima settimana.


ma ora a lavorar, che è l'ora


venerdì 2 maggio 2008

paquito

e dunque è già maggio, e un vento ancora troppo freddo scompiglia i verdi del grano. vedeste che ne era delle colline sotto volterra, ieri. un panorama meraviglioso. una vera pienezza. se la tecnologia m'assiste nei prossimi giorni ne posto una memoria fotografica, che vale la pena.

poi. mentre in un commento al post precedente la misteriosa (ma sulla rete i misteri hanno vite brevi, in fondo) agatella si presenta e sferra un colpo all'aplomb bananiero su cui dovremo riflettere un bel po', ecco che ricordo qual è il prossimo degli appuntamenti della stagione primavera/estate 2008. quasi tutti lo sanno già: paco ignacio taibo II, il 14 maggio. alla sala dei notari (dove quella freddezza di cui parla la suddetta agata sarà ancor più il nemico principale da scansare).
e già v'anticipo che poi ci sarà il flavio soriga di cui immagino d'aver già parlato un paio di mesi fa, il sardo talassemico e con la scrittura da gringo. bravo, davvero: il 27 maggio al loop (già, la patria della perugia universitaria, no?).
ora torno al mio lavoro, che per oggi ho avuto il privilegio di svolgere - a dire il vero con estrema rarefazione - dalla mia casa pontfalceppiana.
statebenfratelli.

martedì 29 aprile 2008

cuori neri

dice: "ma perché hanno votato zingaretti e non me?".
e se lo chiede, pure.
quello è il fratello di un bravo attore.
lui la controfigura di alberto sordi.

questo sarà il nuovo inno della capitale.

mercoledì 23 aprile 2008

cabo verde




cesaria evora ha la faccia grassa da vecchia regina africana e l'età di mia madre. canta come fosse qualcosa di più di una regina, e la sua corte sono musicisti funambolici e adoranti. purtroppo la piazza è piena, troppo piena, e la gente, quando è gente, non sempre ha la voglia e la pazienza di ascoltare. se prima di te si esibisce sul palco un circo freak come quello dei sud sound system, e dopo tocca all'esplosivo groove della vinicio capossela's band, non è facile cantare le tue canzoni di velluto.

però l'emozione resta. attutita dal brusìo del campidoglio gremito, magari, ma resta. intorbidita dalla rabbia per questi proto-punkabbestia salentini che urlano, gesticolano e rollano canne come se là davanti non ci fosse una delle artiste più sopraffine in circolazione al giorno d'oggi, però resta.

di chi è la colpa, d'altronde? vogliamo la cultura a gratis? questi sono gli scotti da sopportare.

e noi li sopportiamo. li paghiamo, persino. però, insomma (ah, questo necessario e inutile intercalare romano che tanto irrita e tanto si radica negli eloqui dei forestieri), va bene lo stesso.

che poi uno scopre che reina cesaria ha anche un myspace, e allora non c'è motivo di prendersela troppo, allora il mondo va avanti davvero senza curarsi delle nostre ubbie.


state ben

giovedì 17 aprile 2008

leonardo padura fuentes

domani, dunque, i bananieri.

con leonardo padura fuentes, il cubano che scrive gialli e fuma il sigaro.

e, insieme a lui, giuliano giubilei e sergio sottani. il giornalista e il pm-scrittore.

luogo e ora: auditorium di santa cecilia (perugia), 21.

accorrete numerosi.

lunedì 14 aprile 2008

niente.
sembrava che...
e invece niente.
l'italia non vale la pena.

il trucco è diventare di destra. se la gente non capisce un cazzo, perché bisogna pensare alla gente?
pensa per te, giovanni. vota pdl. vota lega. vota santanchè.

che è meglio.

martedì 8 aprile 2008

when all of the flower ladies want back what they have lent you

premio pulitzer a bob dylan.
berlusconi dice che i pm dovrebbero fare un test sulla sanità mentale una volta al mese.
e di non essere un nano.
a roma piove.
eccessivamente.
e le "tedesche" (o "svedesi" che dir si voglia) dell'ora di pranzo a villa borghese sono già state interrotte.
virzì ha fatto un film sul precariato che piacerà ai quarantenni e meno ai venticinquenni (tra cui per ragioni di comodo ho bisogno di annoverarmi anch'io).
e mi sa che ho anche deciso chi votare.
mi disgiungerò.
vedremo.

vedremo.

(e non rimane nulla del profumo delle loro rose)

martedì 1 aprile 2008

padura

è un po' presto, ma intanto prendetelo come un pro-memoria.
ricordate le serate ansiogene di banana republic?
carlotto, sepulveda, i wu ming?
bene, torniamo.
la data è il 18 aprile prossimo venturo. tra diciassette giorni esatti. il luogo è perugia. l'oratorio di santa cecilia, per essere precisi. il nome non è di quelli che fanno strappare i capelli, ma è veramente bellissimo. e il tizio in questione è uno bravo. cubano, per di più.
si chiama leonardo padura fuentes, suona come un merengues.
scrive gialli sociopolitici in cui si parla di ricette, donne e frustrazioni. non è montalbàn ma per certi versi gli somiglia.
vedrete che varrà la pena dedicargli una sera di primavera e qualche manciata d'ore di lettura.
poi, a maggio, uno un po' più grosso.
ma occorre attendere.
intanto, per quel venerdì non prendete impegni.

giovedì 27 marzo 2008

al voto al voto

ovviamente è una minchiata.
ma di questi tempi, per capire cosa fare del proprio voto, tutto fa brodo.
daje.

POLITOMETRO

giovedì 20 marzo 2008

prodotto esterno netto

non so se questo è un tempo migliore.
ma sicuramente mi sento di darvi un consiglio:

http://www.myspace.com/producto

poi vi dirò a chi l'ho rubato. ma scommetto che qualcuno ci potrebbe arrivare da solo.

domani vi immagino tutti al cristo morto. ovviamente io ne sono sempre stato affascinato. questa liturgia oscura e spaventosa, così pregnantemente cattolica.

intanto uòlter si chiede se a bolzaneto ci furono delle responsabilità politiche.
voglio dire, già è tanto che se lo chieda.

una settimana fa, infine, ho scoperto che a duecento metri dal mio ufficio c'è una targa che ricorda l'omicidio di d'antona. ovviamente è lì perché lì d'antona venne ucciso. vederla è piuttosto impressionante. mescolare il tempo e sentirsi partecipe di qualcosa di così enorme ti fa tracimare lo stomaco. e poi scoprire che è successo nel 1999. nove anni fa. già storia, insomma.

ora ascoltatevi i producto. e rispondo prego ai vostri ringraziamenti.

lunedì 17 marzo 2008

incrociam le braccia

sciopero.
che m'annoio, e questo spiraglio tra me e il mondo mi guarda impietoso e senza energia alcuna.
meglio tacere, nell'attesa di tempi migliori
(verranno, come son sempre venuti).
gio

giovedì 6 marzo 2008

37 e rotti

passato molto tempo. tanto lavoro, poche idee da voler mettere in vetrina.
e ora la febbre, che torna dopo un solo mese a serpeggiare nel mio fragile organismo.
sotto casa mia, per tutto il pomeriggio, c'è stata una messa cantata. sul serio. è che m'affaccio sulla chiesa più antica di roma (III sec.). e ogni tanto da queste parti ancora si concedono certi vezzi.
ovviamente mi auguro di rimettermi per il weekend.
ovviamente è tutt'altro che scontato che ciò succeda.
poi ci sono delle novità.
poi c'è zapatero, che domenica dovrebbe prendersi altri quattro anni di governo. e meno male.
poi c'è questa ridicola campagna elettorale all'acqua di rose.
poi guzzanti che torna, anche se solo per quattro minuti, in tv (cercate "guzzanti don pizzarro" su you tube).
poi il freddo, e la pioggia, che non se ne può più.

take care

venerdì 22 febbraio 2008

settimana corta

a roma tutti i bei concerti sono di venerdì o di sabato.
a perugia, i pochi concerti che ci sono, belli e brutti, sono distribuiti dal lunedì al giovedì.
capirete che così io ne vedo, e ascolto, ben pochi.
a breve toccherà ai subsonica, venerdì a roma e giovedì a perugia.
poi pure gli eels, a roma di sabato. per loro sto pensando di fare un'eccezione.
fortuna i rem di domenica, certo.
ma me la godo meno di quanto vorrei, questa cazzo di grandecittàdoveicantantielebandstranieresuonanospesso.
ovviamente ne trae vantaggio il mio portafogli.
vabbè.
era tanto per dire.

sabato 16 febbraio 2008

buoni propositi

e stasera 24 grana all'urban, dove entro le 11.30 si paga 5 euri (dopo, 10).
possibile anche un salto al norman dagli asian dub foundation.
certo, casini che va da solo apre degli scenari curiosi.
buon gelido fine settimana

giovedì 14 febbraio 2008

a ticket to ride

è necessario tornare brevemente sui rem.

da oggi si possono comprare i biglietti on-line. 45 euri, dal sito di umbriajazz. niente prevendita dal fofo, i canali sono quelli usuali di uj.

io - che pure spero di rimediare un accredito in qualche modo - me lo compro subito. vi consiglio di fare lo stesso. che non si sa mai.

intanto datevi un'occhiata al puzzle di video del primo singolo estratto dall'album. come sempre, molto rem. il resto dovrebbe essere un po' più rock. staremo a vedere.

martedì 12 febbraio 2008

rapidi movimenti degli occhi




intimamente sapevo che sarebbe successo. sarà stato quel manifesto scrutato mille volte nell'anticamera del norman, sarà stato il pungente rimorso per essere stato troppo piccolo, 19 anni fa, per essere sotto il loro palco perugino. non lo so. ma eccoli qua.

i rem a perugia.

20 luglio 2008.

gli special guest di umbria jazz (certo, cosa c'entrano?).

sarà una giornata campale.

nulla da aggiungere.

se non che credo che, in un modo o nell'altro, li toccherò.

giovedì 7 febbraio 2008

quando sogno

fine marzo. uscirà il nuovo disco dei rem. e già questo lo sappiamo da un po'.
qualche giorno prima, un'altro piccolo grande momento. a distanza di sei anni da hard candy, ecco la quinta fatica da studio dei counting crows: saturday nights & sunday mornings. tizi che contarono molto, nei nostri sedici e vent'anni.
qui un assaggio dell'album.
pare promettente.
statemi bene.

martedì 5 febbraio 2008

alle urne, alle urne

digiuno lungo. pochi buoni motivi per interromperlo. verrebbe anzi quasi la voglia di prolungarlo fino a metà aprile (silenzio stampa pre-elettorale; non sarebbe male).
però no, non prolungo. oggi è martedì grasso, mentre trippa è sempre grasso. chi è messo meglio, tra oggi e trippa?
comprati i baustelle, poi dimenticati a perugia. episodio doloroso, sul serio.
e ancora niente minimetrò, che il weekend umbro m'ha regalato solo pioggia, e giusto qualche decimo di grado di temperatura in meno (abbastanza perché non fosse più la febbre dei giorni precedenti, però).
tutti dicono che into the wild è un film da vedere.
quasi tutti lo dicono di cous cous.
molti di caramel.
io aspetto moretti, ma intanto chissà che non mi imbatta in un cinemino romano che sa lui.
ora a lavorar, con pensieri solo poco meno disarticolati di questi.
take care

lunedì 28 gennaio 2008

l'architettura costituzionale

e adesso, uno si chiede.
elezioni subito?
oppure governo istituzionale?
che poi sarebbe lo stesso di "governo tecnico"?
quanto ci piacevano, questi termini, quando studiavamo diritto costituzionale. ci sentivamo parte di qualcosa di grande. di una comunità espressione del massimo grado di civiltà possibile. lo stato di diritto. le regole, e il rispetto delle regole, e il rispetto degli altri. il parlamento sembrava il luogo in cui si scriveva la storia e si postulavano i principi della convivenza civile.
poi vennero i cappi.
e gli sputi.
e le mortadelle.
sono passati dieci anni dai giorni in cui cominciai a studiare diritto costituzionale (o pubblico, come lo chiamano, più sbrigativamente, a scienze politiche o a economia), uno in meno (pressoché esatto, era senz'altro gennaio) da quando mi sono seduto davanti al professore fratello di una nota e sobria conduttrice televisiva per sostenere l'esame. ovviamente non ricordo di cosa parlammo. non andò troppo male, né troppo bene. ricordo quasi solo che quel professore si stiracchiò, togliendo già così un po' della riverenza che sentivo di dover sentire nei confronti di una tale materia. oggi sono combattuto. perché nonostante quel che vedo in televisione, quel che leggo sui giornali, continuo a provare un profondo rispetto, oserei dire una certa passione, per le regole su cui si fonda la società che quotidianamente mi capita di percorrere. regole che pure non funzionano più tanto bene, se è vero che è stato possibile che accadesse lo scempio a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi. ma il vicolo è cieco, non c'è dubbio.
e noi continuiamo ad aver fiducia.
a qualcosa, prima o poi, forse servirà.

mercoledì 23 gennaio 2008

cogli occhi asciutti nella notte scura

è legittimo disinteressarsi completamente di quello che sta succedendo a un paio di chilometri da qui? mastella e i mastelliani, prodi e i prodiani, casini e fini e b. e i cosisti della cosa rossa. il governo non c'è più. o forse sì. lo sapremo dopo palazzo madama. o forse non si arriverà manco a quello. cos'è più dignitoso? la fuga, la resa, la pervicace resistenza sul proprio scranno?
e dini che come sempre invoca il governo tecnico, e fini che un mese fa prometteva solennemente di non voler avere più niente a che fare con b. e ora dice che -ovvio- se si va al voto il centrodestra è unito e b. sarà il candidato, e mastella che forse se ne rimane a ceppaloni, e fisichella che vota no o forse non vota che così sarebbe un nì tutto sommato buono per il governo, e turigliatto che non si smuove manco morto dalle sue sacre posizioni, e i senatori udeur che vai a vedere che alla fine ce n'è qualcuno che tradisce clemente I, e veltroni che non sa che pesci pigliare, e napolitano che celebra la costituzione, e pininfarina che -prima o poi doveva succedere- sta male e non ci si può fare affidamento, e infine i nostri occhi, a cui non riusciamo a credere più, che mica è possibile che tutto ciò sta veramente accadendo, mica è possibile che questo è il nostro paese, mica è possibile che questi siamo noi, proprio noi, esattamente noi, qui, ora, davvero.
è legittimo disinteressarsi completamente di quello che sta succedendo a un paio di chilometri da qui?
no.
purtroppo no.
buona fortuna, amici miei.

lunedì 21 gennaio 2008

tra una chiesa e una stazione

grigia parigi, dove la notte si scioglie tra birra e pastis negli angoli tra pigalle e montmartre, dove il cielo piove o se non piove ammonisce che il sole potrebbe anche non splendere mai più, dove le donne passeggiano con la tavolozza confusa delle loro pelli e i loro occhi mezzo tristi e mezzo indispettiti dagli sguardi altrui, dove la senna inghiotte i ricordi e i mercati non finiscono mai.
e la tua vecchia amica, col suo cappello da pittrice o da dipinto, ebra di tutto ciò, e i tuoi compagni improvvisati che si perdono nell'assurdo di tanta diversità, e gli occhi della donna della tua vita che frullano di gioia e di quasi sconosciuta adeguatezza.
in mezzo a parigi, ogni tanto, può capitare che ci sia anche tu, alieno senza lingua e con la bocca piena di dolci e caffèallatte, e pensi allora tutte le storie su questo posto da qualche parte dovranno pur andare a finire, pensi forse un giorno anch'io qualcosa a qualcuno racconterò.

mercoledì 16 gennaio 2008

dagli al magistrato

il magistrato li indaga e loro dicono che è un attacco politico.
il magistrato li mette dentro, o mette dentro le loro mogli, e loro dicono che è un tiro al bersaglio.
poi vanno in parlamento, quasi piangendo si dimettono, e raccolgono la solidarietà di tutti, ma proprio tutti, gli scranni.
amici, nemici, per un giorno uniti.
bene, abbattiamo pure ogni credibilità della magistratura.
neanche fosse uno dei tre poteri dello stato.
per difendersi occorre delegittimare l'altra parte, senza entrare nel merito. ovvio che è così. appannaggio dei berluscones, credevo. invece funziona così anche dalla nostra parte (perché sì, mastella è dalla nostra parte).
lasciamo perdere.
e lasciamo perdere il papa, operazione mediatica di nessuno spessore. sarebbe stato meglio nell'ordine: non invitarlo; non farla troppo lunga sul fatto che fosse stato invitato; non proibire ai contestatori di contestarlo. peccato.
così mi congedo, confidando in giove pluvio, che si prenda una vacanza anche lui. parigi con la pioggia un'altra volta, no.
au revoir

martedì 15 gennaio 2008

ma cominciar comincia

e poi si va a paris.
vorrei prepararmi leggendo vila-matas, caustico e illuminante. "parigi non finisce mai", feltrinelli. vedremo se riuscirò a procurarmelo prima della partenza. mai letto vila-matas? se potete, fatelo. purché sentiate il bisogno di evadere in una dimensione fatta di sarcasmo e virtuosi mulinelli intellettual-letterari allo stato puro. poi c'è anche un romanzo, "il viaggio verticale", che io ho fruito in spagnolo. non male.
oppure un francese, ma adesso come adesso non me la sento. voglio dire, un vero francese. no, non ora.
(ma prima di partir, forse, a questi lidi tornerò)

mercoledì 9 gennaio 2008

bin barak

non sarebbe meraviglioso se come presidente gli stati uniti d'america avessero un negro il cui nome differisce per una sola lettera da quello del nemico pubblico numero uno (dichiarato, almeno) del paese? un po' come se all'eliseo finisse uno che si chiama materazze, o al quirinale uno che si chiama berluscono.
ma io temo proprio che non succederà.
intanto a roma è tornato l'autunno. poco altro da segnalare.
take care.

giovedì 3 gennaio 2008

meglio del tre

è che se uno passa un'intera giornata al freddo poi va a finire che il freddo non gli si toglie di dosso nemmeno andando dritto all'inferno, e sì che ad avere l'indirizzo, lo giuro, partirei seduta stante. oggi al lavoro fa ancora freddo, anche se gli altri dicono che no, va meglio, rispetto a ieri è tutta un'altra cosa, e allora mi sa che è proprio il caso di preoccuparsi. la mano destra, d'altronde, fatica a scaldardsi da settimane, come se ogni giorno si svegli in ritardo di qualche ora rispetto al resto del corpo. ma i dottori dicono no, va tutto bene, it's only in your head. sarà. fuori non piove ma potrebbe da un momento all'altro, e sì che l'ombrello se n'è volato via in treno verso perugia insieme a chiara, mentre sul tappetino della mia macchina parcheggiata per la prima volta sotto la finestra della mia casa romana è rimasta in pegno una pietra color bordeaux che a giudicare dall'occhiello dorato che le sta appicciato doveva appartenere a qualche orecchino di qualcuna delle donne che ho trasportato a capodanno.
nel frattempo il nuovo disco dei rem ha un nome che è anche un bel nome ("accelerate"), e per gennaio dobbiamo attenderci il nuovo disco dei baustelle e il nuovo disco dei 24 grana, e poi a febbraio, dicono, quello di elio e le storie tese, mentre di fronte a chi mi manifesta il suo terrore perché, è ovvio, tempo qualche mese e ci ritroviamo di nuovo il nano al governo io mi sento preoccupantemente distante, direi quasi indifferente, e questo vuol dire che c'è qualcosa che non va, perché è tutto vero, ed è vero, sì che è vero, che questo non sarebbe mai dovuto capitare.
ma, come dicevo ieri a bozzi, il due è sempre meglio dell'uno. e il tre del due. il quattro, poi, già me lo l'immagino come sarà.

mercoledì 2 gennaio 2008

8

è andata. anche per stavolta.
buon nuovo anno.
(e poi qualcosa di cui parlare lo troveremo)