mercoledì 13 giugno 2007

Un (altro) americano a Roma


Villa Borghese all'ora di pranzo è piena di impiegati in pausa. Molti si portano il panierino da casa. Le vaschette di Philadelphia vuote accatastate vicino agli incarti dello yogurt stonano un po' con le loro cravatte scure e le loro camicie celesti. Alcuni se ti si siedono a fianco ti salutano, altri no. Nel complesso capisco di guardarli con compassione. Ma anche con una certa simpatia, lo giuro. Mentre non riesco a non odiarli quando si affastellano davanti ai banconi trasparenti zeppi di cotolette fredde e insalate di farro dei bar.

Poi.


Ieri sera sono stato alla Basilica di Massenzio, per il Festival delle Letterature. Prima volta quest'anno, prima volta in vita mia. Luogo meraviglioso, a un passo dal Colosseo. Ospiti della serata erano Roberto Calasso ed E.L.Doctorow, che lessi qualche anno fu su imbeccata del talent scout letterario Forfecchia, il quale aveva scovato qualche lusinghiero riferimento di Bellow in una quarta di copertina o in un'introduzione. Un riferimento ulteriore rispetto all'identità delle lettere finali dei due cognomi, mi pare di ricordare. Insomma lessi Doctorow, e nemmeno mi piacque un granchè. Però è stato impossibile non rimanergli affezionato. Così, ieri, sono andato, portandomi dietro Nasic. Maddalena Crippa leggeva un brano estratto dall'ultimo romanzo dello scrittore americano, "La marcia", alternandosi con le note di un piano ben suonato. Poi è arrivato lui, un po' zoppicante nei passi e nella voce. Un uomo bello, pelato con la barba brizzolata ma quasi bianca. Ha letto un altro suo testo, mentre la traduzione scorreva illegibile sul maxischermo dietro di lui. Diceva che uno scrittore da alla realtà valori che normalmente non le si conferiscono. Scrivendola la legge. Fa una magia. Nasic seguiva. Poi ci siamo sparati un gelato in via Cavour, e la notte ha preso il largo.

State bene

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ciao.. spero di non rientrare nella schiera di impiegati che mangiano il pranzo al sacco perchè preferisco digiunare a quel punto!io sarei una di quelle che si farebbe 1h di nuoto o corsa, as you like.. se potessi! Cmq mentre tu ieri ti davi alle lettere.. io sedevo in braccio ad Abbado! Sono stata con Sabina a teatro a sentire l'orchestra Mozart diretta da Abbado.. eravamo sul palcoscenico dietro l'orchestra (dove suona Lavinia, la sorella) e di fronte al directur e la platea imbellettata.. mentre noi eravamo in comodi jeans e adidas!davvero molto emozionante.. a tal punto che sono stata per 2 ore con la bocca aperta da quanto non capivo nemmeno dov'ero. Fantastico. Superlativo. PEccato che adesso sono in un vicolo puzzoloso a commentare bilanci che fanno schifo e che devo rendere decenti... bleahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh voglio cambire lavoroooooooo banca di merdaaaaaaaaa

Anonimo ha detto...

Spesso mangio una piadina o una ciabatta per pranzo, al bar sopra lo studio. Lo faccio parlando con la barista di Marocco e posti esotici, ogni tanto aggiungo una birretta e mi metto al sole. Non mi dispiace molto, vorrei solo dei pantaloni corti, ecco. Doctorow ha regalato poche belle pagine, ma è apprezzato da Saul e allora lo apprezzo anch'io, la definizione di scrittore è esatta. La faccio mia e aggiungo che un grande scrittore sa chiamare le cose col proprio nome, tu lo leggi e capisci che è quello. Ora so che Doctorow è un grande scrittore e Saul aveva ragione, 'notte Gozzi