mercoledì 14 novembre 2007

l'articolo (è vero, avevo detto che non se ne sarebbe parlato più)

Giovanni Dozzini
Pare che Perugia sia diventata Sodoma. Noi non ce n’eravamo accorti. Fortunatamente, prima che sulla città scendesse una purificatrice pioggia di fuoco a qualcuno è venuta la salvifica idea di trucidare un’inglesina di ventuno anni dopo aver con ogni probabilità abusato di lei. Meno male. Perché così i media nazionali per qualche giorno hanno rubato un po’ di spazio a gossip e chiacchiericci parlamentari e sono calati in massa nel cuore della profonda provincia, a togliere dai nostri occhi il velo che ci impediva di vedere quello che stava succedendo nelle nostre strade. E così, prima che il bubbone scoppi, avremo modo di inciderlo. Prima che sia troppo tardi, potremo provare a rimettere tutto a posto.
Già. Così vanno le cose, nel nostro Paese. Un crimine efferato è per forza sintomo di qualcosa di più grande, molto più grande. Basta leggere o ascoltare i pezzi di qualcuno degli inviati delle illustri testate giornalistiche che da qualche giorno a questa parte non possono esimersi dall’occuparsi di Perugia e del luogo di perdizione in cui s’è trasformata. Quelle descritte sono delle vere e proprie scene bibliche: orde di studenti fuori sede, italiani o stranieri che siano, che passano le giornate a dormire e le notti a bere o a drogarsi, tra festini all’insegna della trasgressione estrema e una strisciante e sottile violenza sottopelle; spacciatori che zampettano da un portone all’altro delle viuzze del centro, impuniti, minacciosi e oltraggiosi del pubblico decoro; malintenzionati pronti ad aggredire i passanti nascosti dietro ogni angolo, con tanto di mappe delle zone rosse della città, quelle da evitare a ogni costo, specie nel caso voi siate donne e vi troviate a dover passeggiare da sole nel bel mezzo della notte.
Chi non conosce Perugia, o la conosce poco, può credere che sia veramente così. E questo è il primo torto, non da poco, compiuto da questi giornalisti. Il secondo torto sta nella presunzione di poter dipingere il ritratto di una città basandosi su pochi e superficiali elementi. Il terzo torto, e per certi versi il più grave, consiste nell’aver travisato del tutto il proprio ruolo. Un giornalista, si diceva una volta, deve riportare i fatti, non esprimere giudizi di valore. Quelli vanno lasciati ai magistrati o ai preti. Invece sembra che questi reporter di strada si divertano a colorare di rosso e di nero i contorni di Perugia e di chi a Perugia vive, non avendo né il diritto né il dovere di farlo. Senza contare la scelta delle fonti, del tutto arbitraria, e il loro grado di autorevolezza, più che discutibile.
Intendiamoci, il fatto che si tratti di Perugia è del tutto accidentale. Questo è solo un caso, ma un caso particolarmente eloquente, che indica a chiare lettere qual è l’andazzo preso dall’informazione in Italia. Un andazzo molto preoccupante. Secondo il quale ogni opinione, ovviamente la più comoda a chi scrive, assurge a paradigma e i fatti diventano, tutti, opinabili. Ma la verità, tornando al caso specifico, al primo dei tre torti elencati poco fa, è che i ragazzi di fuori che studiano a Perugia sono una ricchezza enorme per la città. Dal punto di vista culturale e da quello economico. Quasi tutti amano divertirsi, è vero, molti di loro la sera vanno a ballare o alle feste, e alcuni ogni tanto alzano pure un po’ il gomito. Sarà che hanno vent’anni. Come hanno vent’anni quelli che scelgono di andare a fare l’università da un’altra parte, in Italia, in Europa, in tutto il mondo. A Roma o a Barcellona, a Strasburgo o a Nottingham, specie grazie al progetto Erasmus le nuove generazioni hanno imparato un nuovo concetto di integrazione. Parlano le lingue, comunicano quotidianamente con gente che si trova a migliaia di chilometri di distanza, conoscono sempre meglio culture diverse dalla propria. In quelle città i ragazzi hanno gli stessi modi di divertirsi. Piazza IV Novembre non è così diversa da San Lorenzo o dal Barrio Gotico, fidatevi. Sotto tutti i punti di vista. Anche lì c’è gente che spaccia, gente che ammazza e gente che viene ammazzata. È così quasi dappertutto, purtroppo.
Gli studenti di Perugia rappresentano, nel bene e nel male, una fetta di futuro della società italiana e non solo di quella italiana. A chi li liquida come un esercito di sodomiti dedito esclusivamente alla dissoluzione farebbe bene approfondire un po’ di più. La generalizzazione, l’approssimazione, la superficialità fanno male al giornalismo. Fanno male alla realtà delle cose. In questo caso stanno facendo malissimo a Perugia.
Corriere dell'Umbria
domenica 11 novembre 2007

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie dell'articolo, Giovi.

Anonimo ha detto...

ora mi tuffo nel giallo perugino anch'io. sabato e domanica lavoro per Abc, una televisione americana. Pagono bene. Mi vedrete nei vicoli, a procacciarmi notizie sulla vodka.

tacco